username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti storici

Pagine: 1234... ultimatutte

Numero trentadue

Finalmente ci siamo, sono arrivato in griglia di partenza, questa volta al completo, e non per la rinuncia di altri!
In fondo allo schieramento, certo, il primo anno è così, poi già per il prossimo devo cambiare team. Questa macchina è bella ed ha dei colori stupendi, i più eleganti della "Formula uno" un intenso blu elettrico che sfuma fino al bianco; ma è lenta ed anche poco affidabile, via!

Tra due giorni è il mio compleanno, e lo festeggio con la prima qualificazione vera! A casa, poi, lo festeggerò in un giugno vero, non come qui, che sembra Milano in autunno.

Ora pensiamo alla gara, devo cercare di rimanerci più dei sette giri dell'unica gara che ho fatto, certo è difficile, cercherò di risparmiare questa macchina bella e lenta, mi metterò alle calcagna del penultimo e cercherò di rimanerci attaccato, senza forzare, poi magari dopo l'ottavo giro vedo come va, ma lì ci devo arrivare, per Dio!
Tagliare il traguardo alla fine sarebbe un sogno, non ci voglio pensare, potrei essere doppiato più volte, ma magari chissà, ci riesco.

La smetteranno di considerarmi il figlio cui il papà ha comprato un posto in "Formula uno", li farò ricredere tutti, tornerò a casa da protagonista se porto la macchina alla fine.

Ecco, ci siamo incolonnati, vedo solo quello davanti, mi sposto a destra per vedere meglio, poi cominceranno tutti a zigzagare cercando i sorpassi, io me ne starò tranquillo, alla prima curva chiudo la fila, di sicuro.
Sto sulla mia corsia e vado diritto!

Semaforo rosso, ecco, ma quanto ci mette lo starter?

Via!!!
Prima, seconda, terza, che confusione. Io sto sulla mia destra, niente fronzoli!
Quarta, quinta...

Cazzz!! Nooo!!!



Antorcha hija del diablo y el inquisidor cap 1

Cap 1 (prima ora)

Siamo all'incirca nel 1630, chi scrive, è "recluso" in un Convento isolato, sui Pirenei...


"Noi, Papa….., per misericordia divina Inquisitore Generale, fidando nelle vostre cognizioni e nella vostra retta coscienza... vi nominiamo, costituiamo, creiamo e deputiamo quale fidelis filium fra gli inquisitori apostolici contro la depravazione eretica e l’apostasia nell’Inquisizione di Nostro Signore.. voi Aloisius de la Cruz e vi diamo potere e facoltà di indagare su ogni persona, uomo o donna, viva o morta, assente o presente, di qualsiasi stato e condizione... che risultasse colpevole, sospetta o accusata del crimine di apostasia e di eresia, e su tutti i fautori, difensori e favoreggiatori delle medesime".

Con oggi, son giusto 10, gli anni che porto i segni di questa Bolla; io Certosino dedito agli studi più che alla battaglia, io, impegnato nella traduzione di Platone, al quale ho dedicato anni a lui ed alla sua “de Re Publica”, sì, son proprio io, il belante animale che contrito verga queste righe, nell’ora, nella sola ora ogni 24, che m’è dato essere ancora uomo!
Ma necessita che anteponga ai fatti, la mia storia:
battezzato alla nascita, per volere di mia madre, Aloisio, ed impostomi il di lei cognome, quasi fatidico direi, essendo cadetto, m’erano offerte due strade, indossare l’armatura, al servizio del Re, o indossare il saio al servizio del Re dei Re, io nemico per istinto della guerra, ho scelto pur senza logica di fede, il saio.
L’essere uomo di Chiesa, m’ha consentito di accedere a Biblioteche per molti proibite, di conoscere ed essere allievo di uomini illuminati di scienza, invasati di sete di conoscenza, adoratori del sapere, anche se questo comporta, evidentemente il dubitare della Fede.
Non so perché, né se si trattò di uno scambio di persona, ma quando 10 anni fa, fui convocato a Roma, in udienza pontificia, il mio stupore e confesso, paura, fu veramente grande.
Pensavo, infatti,

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: luigi deluca


Il velo di Fathma

Seduto dietro alla caldaietta per scaldare l'acqua Al Maed prepara il the per tutto il mercato. È bravo, mescola le foglie di the con certe erbe strane. Il suo the è il migliore. Io, una piccola ragazzina bastarda, incuriosita dalla menomazione che lo costringe a muoversi a fatica, ho cominciato ad osservarlo. Nel nostro villaggio ci sono molte persone malate o invalide, ma lui ha un modo particolare di accarezzare la sua gamba ritorta; come fosse il ricordo di qualcosa di intenso che l'ha sfiorato, lasciandogli quel segno del proprio passaggio. . Lui si è accorto di me, appena scacciata dalla casa di un lontano parente, sporca e sola. Dopo qualche giorno mi ha chiesto di aiutarlo a portare il the ai suoi clienti nel bazar. Magari ha visto le cicatrici nascoste sulla mia anima. Oppure cerca solo un po' di compagnia. Gli piace raccontare delle storie; la storia di Fathma me l'ha raccontata dopo qualche tempo che ho cominciato a portare il the per lui. E con essa storie di uomini incontrati quando attraversava il deserto guidando le carovane o commerciando, prima di diventare ciò che è adesso. Io mi siedo accanto a lui, le gambe incrociate nella polvere, lo guardo spezzare le foglie nell'acqua e ascolto la sua voce un po' nasale che parla. Poi vado a cercare dei piccoli pezzi di rami per alimentare il fuoco del bollitore, intanto imparo a versare il the nei bicchieri facendolo cadere dall'alto, a sistemare tutto sui vassoi e a correre per le stradine affollate senza versarne neanche una goccia. Poso i bicchieri sui tavolini di legno e scappo prendendo quelli vuoti; lungo la strada dalle botteghe altre persone mi chiamano, così arrivata a destinazione riferisco gli ordini e lui mi riempie il vassoio con altri bicchieri.
Sono brava come portatrice di the, anche se sono una piccola ragazzina senza famiglia: una buona capacità di equilibrio, velocità nel percorrere stradine affollate, occhio attento per prevedere ed evitare urti fra il vassoio carico di bicchier

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: marco mariano


Miniere pericolose ( Parte 2 )

Rumore di passi. Lontani echi e voci giù al paese, mentre il Sole riscalda ciò che rimane della brina mattutina. Una delicata figura avanza per la strada sterrata, la principale che porta al paese. Deliziosi capelli neri avvolti in boccoli emanano una fragranza di gelsomino così profumata che risveglia i sensi. Il suo tipico ondeggiare, sobbalza pure il vecchio sulla sua sedia.
Caterina si avviava al paese, le sue mani sfioravano quelle che erano le foglie di una palma nana, giusto per sorridere della minuta goccia posata su essa. Sorrideva ed a grandi falcate, camminava.
La strada non era molta, ma già casa sua non si intravedeva, e lei pensava sempre più alle sue preoccupazioni, dirette ai figli. Con un gesto della mano scacciò via quei pensieri, quasi volesse ricacciarli via, e serena si accorse di arrivare alle prime case.
La prima di queste, era un elegante casetta, il benvenuto all'Argentiera. Piano terra, qui abita una graziosa famiglia, ormai composta da una signora molto anziana e dal suo consorte, questi era sempre seduto fuori, fissando la strada, come se stesse aspettando qualcosa.
Un lieve saluto accennò Caterina, subito voltando le spalle e dirigendosi dal panettiere.
Le tende rivelarono una piccola stanza inebriata da un profumo di pane appena lavorato. Le pareti erano ricche di crepe, ma l'ambiente era pressochè confortevole. Alla destra, si trovavano due sedie, occupate ora dalle pettegole del paese, che, da quella stessa finestra che sopra di loro si apriva, scrutavano le persone che andavano e venivano.
E discutevano, discutevano.. che odiose. Stavano sempre lì a parlare e bofonchiare, mai a realizzare qualcosa di realmente giusto. Ma Caterina le lasciò ai loro discorsi, poco interessata, avviandosi davanti al bancone.
<<Oh buongiorno, Caterina, come siete solare oggi, ditemi.>> Per fortuna il panettiere non amava conversare così tanto.
<<Certo, vorrei due filoni e qualche panino.. due vanno bene.>> rispose graziosamente, otte

[continua a leggere...]

   3 commenti     di: Giuseppe Tiloca


Riflessioni decontestuali immaginarie di un soldato italiano in prima linea da tre giorni scritte su un casuale pezzo di carta

Da tre giorni ero pensieroso e cupo. Non che abbia subito influssi negativi provenienti da certe persone o abbia avuto motivi per esserlo.
Tuttavia ora riflettendo ne capisco la semplice ragione; ho fatto caso che le sensazioni da me percepite erano simili a quelle che è possibile provare quando per un motivo o per un altro si rimane a lungo privati della fonte di luce naturale principale, il sole. Faccio una digressione per meglio chiarire.
È questo uno stato di latente malessere nel quale ci si mette del tempo ad intender di essere entrati, poichè logora piano piano... ora dopo ora. Lo si riconosce, ahime!, soltanto nel momento in cui si oltrepassa la soglia della percezione del mondo e delle cose che si ha; ci si accorge che qualcosa dentro è cambiato quando si è oramai con un piede e mezzo dall'altra parte. Ciò è di per se subdolo, ma non è tutto. Dato per certo che il nostro animo abbia subito un mutamento è naturale chiedersene il motivo. Ed è questo il tratto di strada nel quale ci si puo ingannare; ha molte meno probabilità di trovarsi spiazzato colui che nella propria vita abbia provato la stessa sensazione, ma per il motivo contrario. Ossia: se partendo da uno stato d'animo già di per se cupo e tendente all'autoisolamento si passa gradatamente ad uno stato di tranqullità interna (ed intrinsecamente esterna) grazie alla pura e semplice esposizione al calore ed alla luce del sole, è facile riconoscerne la situazione inversa.
Avendo dunque io tratto benefici in passato da questa naturale fonte di luce, ora ero predisposto ad individuare la ragione di questo tipo di malumori nella reiterata non esposizione ad essa.
Tutto spiegato, pensavo.
O forse no. Infatti, riflettevo, ieri ero fuori e c'era il sole. Ier l'altro anche. Tre giorni fa idem; e c'era la neve che ne rifletteva con il suo color bianco, talvolta rossastro, la luce. Eppure non mi potevo sbagliare sulla sensazione che quello stato d'animo mi provocava; era si

[continua a leggere...]



LE CARBONAIE PIEMONTESI: Un tuffo nel passato - Dove nasce la leggenda dell'"Uomo Nero"

È curioso ed oltremodo entusiasmante per me sapere quante cose nuove, oltreché interessanti, si possono scoprire ogni volta che "si mette il naso fuori di casa". Appena fuori di casa, devo dire in questo caso: solo ad una sessantina di Km. da Fossano.
Ultimamente, col CAI di Fossano, ospite del CAI di Pinerolo, si parte alla volta del giro dei Tre Denti, in Val di Noce. Ad attenderci a Pinerolo un gruppo d’escursionisti simpatici e cordiali del CAI locale. Colazione veloce al bar e via verso la Frazione di Talucco, punto di partenza per l'escursione a piedi. Ed anche inizio del percorso ecomuseale della Carbonaia, come ci spiega la nostra guida dalla fulgente chioma bianca, Eraldo Quero, perché proprio nei boschi sopra questa frazione, si svolgeva, fino ad un certo periodo, un duro e faticoso mestiere, quello del carbonaio. Ed io, figlia di una terra di minatori, non posso fare a meno di essere incuriosita da questo racconto che ha un alone quasi di favola, anche se questo mestiere ha cessato di vivere solo intorno al 1975.
Il carbone di legna veniva prodotto col sistema delle carbonaie da almeno 5000 anni ed usato non solo per il riscaldamento delle abitazioni, ma anche in campo industriale, chimico e siderurgico e nella cottura della ceramica. Per la sua combustione senza fumo né fiamma e per la quasi assenza di zolfo, la produzione di questo modesto "oro nero" raggiunse il suo apice nell'impiego industriale nel 1700-1800; ed anche agli inizi del '900, tra le due guerre mondiali, nonostante l’avvento del carbon fossile, del petrolio e dell'energia elettrica, la sua richiesta si mantenne molto alta. Tant'è vero che, nei boschi di tutta Italia, massimamente in Umbria e nella Sila calabrese, oltreché in queste zone, dal mare ai 1500 m. d’altitudine, come in Francia, Spagna, Africa o nei paesi balcanici, si muovevano compagnie stagionali anche di circa 30 persone fra tagliatori, carbonai e aiutanti.
Il carbone vegetale si ottiene dal le

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: Ada FIRINO


Il Murenaio

Ponza all’epoca dell’imperatore Tiberio

La piccola nave oneraria ha appena lasciato il porto di Ostia per dirigersi verso l’isola di Ponza.
Heraclides, il gubernator (capitano/timoniere), di origine greca e con una grande esperienza alle spalle, dopo aver impartito gli ordini a Rufinus il pansarius (secondo e nostromo) per raggiungere il mare aperto, sale a prua per valutare lo stato del mare e “fiutare” il vento.
“Il mare è calmo ed il vento, anche se debole, soffia a nostro favore, se tutto procede così arriveremo a Ponza all’ora undecima!”
“Sì è così, Heraclides.” Conferma soddisfatto Rufinus.
“Hai controllato bene la zavorra, Rufinus?” Gli dice con tono di comando, anche se conosce bene le qualità del suo nostromo, ma gli piace ribadire, anche nei compiti abituali, la sua prerogativa di comandante della nave.
“Sì, la zavorra è ben distribuita e salda allo scafo.”
“Bene, bravo!” Gli risponde con sussiego.

Dopo tanti anni di mare e di esperienza anche sulle naves longae sulle quali ha combattuto in diverse battaglie, vuol dimostrare che solo l’età e la famiglia cui deve provvedere l’hanno indotto a comandare navi mercantili, ma che l’autorità e la professionalità non sono mutate.
Spesso, durante le navigazioni lunghe e le bonacce, si compiace di raccontare ai suoi marinai le sue “gesta” d’intrepido guerriero del mare, anche se loro, ormai, conoscono quasi a memoria tutti i fatti narrati e lo sopportano perché, in fondo, è un brav’uomo ed un ottimo marinaio e navigare con lui, li fa sentire più sicuri che con altri comandanti.
Grazie al suo carattere ed alle sue conoscenze, riesce sempre a trovare dei buoni clienti che si affidano a lui e difficilmente stanno lungo tempo senza un ingaggio.

“Anche questa volta torniamo a Ponza capitano!”
“Sì, andiamo a caricare alcune derrate alimentari ed anche questa volta un bel numero di murene, con la differenza, però, che il nostro committent

[continua a leggere...]

   1 commenti     di: Sergio Maffucci



Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Racconto storico.