• Aosta offre oggi al visitatore una particolare e per molti poco conosciuta novità dal punto di vista storico e culturale. Di fatto oltre alle vestigia dell'epoca romana quali:Porta Prætoria, la Porta Decumana, il Teatro, l'Anfiteatro, la Cinta muraria e le torri il Criptoportico forense, il Ponte sul Buthier, la Villa della Consolata e l'Area funeraria fuori Porta Decumana, recenti scoperte del sottosuolo hanno riportato alla luce reperti di un sito megalitico la cui area risulta situata presso l'antica chiesa di Saint-Martin-de-Corléans nella periferia occidentale della città. Come noto il megalitismo si accompagna a civiltà protostoriche con manifestazione dell'architettura caratterizzata da monumenti eretti con blocchi di pietra di grandi dimensioni, grossolanamente tagliati. Le testimonianze più antiche sembrano iniziare nel Neolitico e, in alcune aree, nell'Eneolitico, prolungandosi in alcune regioni nell'Età del Bronzo. I tipi principali che si possono distinguere sono: dolmen; tombe a corridoio che introducono a una camera sepolcrale; tombe a galleria; menhir; cromlech. In particolare il significato dei cromlech (inizio 2° millennio a. C.), costituiti da pietre infitte nel suolo e disposte a circolo, è ancora piuttosto discusso. Essi sono talvolta collegati con allineamenti di pietre fitte, che sembrano costituire monumentali strade di accesso. Talora i monumenti megalitici recano una decorazione con motivi rettilinei o curvilinei (oculi), oppure con armi, strumenti, figure umane, simboli astrali. In Aosta il ritrovamento risale al giugno 1969 in occasione di scavi iniziati a scopo edilizio. Di fatto, nell'area prospiciente l'abside della chiesa lo sbancamento per la costruzione di una serie di edifici abitativi mise in luce particolari elementi litici che si dimostrarono subito di interesse archeologico. Il riconoscimento in particolare della parte sommitale di una stele decorata e in seguito dei montanti di un dolmen da parte degli archeol
[continua a leggere...]Anno del Signore 1541. Acque di San Salvador.
La caravella del capitano Francesco Venzago scorreva celere sullo specchio d'acqua che circondava l'isola di San Salvador. L'ammiraglio passeggiava nervosamente sul ponte, osservando l'orizzonte con sguardo inquieto. Candide nubi accarezzavano i picchi montuosi, illuminati dal sole calante in quella fredda giornata primaverile. Sbuffò, e il suo alito caldo andò a formare una piccola nuvoletta compatta che si dissipò lentamente al vento. Rabbrividì.
Scostando il suo mantello color porpora, si rivolse con voce nasale ad uno dei mozzi:
<< Ordina di gettare l'ancora! >>
Il comando venne eseguito con velocità e precisione dal suo equipaggio; il capitano contemplò brevemente i suoi uomini e si ritenne soddisfatto delle scelte fatte in sede di arruolamento.
“Spagnoli” disse fra sé e sé “e dei migliori che si potessero trovare sulla piazza”.
Il capitano Venzago fece calare le scialuppe e vi salì con buona parte della ciurma, assaporando un grande momento. L’ansia e l’impazienza erano indescrivibili, l’emozione quasi toglieva il fiato, solo poche centinaia di metri lo separavano da quell'isola che aveva sempre sognato, e ogni secondo che passava non faceva altro che aumentare la già incessante palpitazione. Quella che stava per raggiungere non era una porzione di terra qualunque, era il simbolo dell’espansione europea verso occidente, quella era la terra che si era frapposta fra l’oriente e la rotta del suo più grande eroe, Cristoforo Colombo. La passione di Venzago per le traversate non aveva fatto che aumentare con la crescente popolarità del suo concittadino in terra italiana, la loro patria; ora anche lui poteva vedere con i suoi occhi ciò che Colombo aveva scoperto, osservato e vissuto.
Quando la scialuppa incontrò la sabbia candida di San Salvador, il capitano saltò sulla terra ferma e cadde a terra in ginocchio. Chinò il capo mentre due sottili lacrime calde gli rigavano il viso.
L'unione matrimoniale si perfezionò nel febbraio del 1937. Giovanni e Teresa vangarono la terra e seminarono il grano. Seminarono anche il granturco e i legumi. Inoltre, piantarono le cipolle, l'aglio, le patate e i pomodori. Zapparono le erbacce, aspettando la raccolta. Arrivò la cartolina militare. Teresa era incinta. Erano anni terribili per l'Italia, paese ancora povero e alla ricerca di una unità più robusta.
Si cantava Faccetta Nera e si era pieni di orgoglio per qualsiasi cosa si facesse. Bisognava ottundere il pensiero, ma non era facile. Nelle lontane steppe russe, nelle campagne normanne, in Inghilterra, nelle praterie americane... invece di lavorare, la gente pensava a come fare, per farci del male. Anche gli Albanesi e i Greci non dormivano la notte, pur di escogitare cattive azioni contro il povero e laborioso popolo italico. Si trattava di nemici con i quali bisognava regolare i conti. Bisognava impedire il ritorno della Barbarie. A scuola, Giovanni aveva imparato tante cose. Il valoroso Mario salva la Patria contro i selvaggi Cimbri e i malvagi Teutoni.
L'eroico Camillo, sul suo bianco cavallo, si scaglia, con la spada sguainata, contro Brenno capo dei Galli, urlando "Roma si riscatta col ferro e non con l'oro." San Benedetto insegnava "ora et labora."
Giovanni aveva Imparato anche che il prode Francesco Ferrucci, ferito a morte, urlava a Fabrizio Maramaldo il traditore- "Vile, tu ammazzi un uomo morto." E Pier Capponi -"Noi faremo suonare le nostre campane." Aveva studiato Giovanni e sapeva anche "Dopo di me il diluvio."Quante cose aveva acquisito Giovanni e non era finita.
Ultimamente aveva imparato... "Abbiamo pazientato quarant'anni."
"Otto milioni di baionette." Viveva in Italia, maestra di civiltà.
I sacrifici si giustificavano, poiché era bello quello che si faceva.
Anche la fame. In Africa avevano bisogno di noi. Si dovevano spezzare le catene della schiavitù degli altri. Le signorine cantavano: Io ti saluto e vado
Lo scrittore americano Mark Twain amava ripetere spesso:
"Truth is stranger than fiction, but it is because Fiction is obliged to stick to possibilities; truth isn't.
La realtà è più strana della finzione letteraria, ma questo avviene perchè la Fiction deve attenersi a un ordine di possibilità, dato dall'intreccio, al quale la realtà non deve sottostare."
Recentemente la corte distrettuale di Manhattan, dopo dodici giorni di udienze, ha messo sotto processo il poliziotto Gilberto Valle, 28 anni, imputato di aver accumulato in un file sul suo computer, foto e indirizzi di cento donne, progettando rapimenti per ucciderle e mangiarle con raffinate ricette.
Lo scorso settembre l'uomo è stato scoperto dalla moglie Kathleen Morgan che lo ha denunciato all'Fbi. Lei e alcune sue amiche erano nella folle lista cannibalesca del marito.
A convincere i giurati a trattenere l'uomo in carcere (il 19 giugno sarà emessa la sentenza definitiva e il poliziotto rischia l'ergastolo) sono state le prove portare in aula: le telefonate fatte dall'uomo per raccogliere informazioni sulle generalità e gli indirizzi delle sue potenziali vittime e in particolare i suoi deliranti commenti a queste informazioni scelte:
"Questa mi sembra facile da rapire, vive da sola. Pensavo di cucinarla a fuoco lento"
Ma di fatto Gilberto Valle non ha commesso praticamente alcun crimine.
E in America impazza il dibattito: un uomo può essere condannato a vita per le sue intenzioni, le sue fantasie e i suoi pensieri?
"Hannibal Lecter: Prima regola Clarice: semplicità. Leggi Marco Aurelio, di ogni singola cosa chiedi che cos'è in sè, qual è la sua natura. Che cosa fa quest'uomo che cerchi?
Clarice Starling: Uccide le donne.
Hannibal Lecter: No, questo è accidentale. Qul è la prima, la principale cosa che fa? Uccidendo che bisogni soddisfa?
Clarice Starling: Rabbia... Essere accettato socialmente... Frustazione sessuale signore...
Hannibal Lecter: No. Desidera. Questo è nella
Adalberto, funzionario sabaudo, non aveva mai visto quell'oggetto; lo guardò bene ma proprio non capiva neanche a cosa potesse servire.
Provò a chiedere anche ad altri colleghi impegnati nel censire gli oggetti della reggia, ma anche loro non sapevano cosa scrivere per classificare quella "cosa".
La forma tondeggiante e quelle strane zampette lo classificavano come un contenitore, ma di cosa? Cosa c'era che potesse giustificare quella forma allungata, quale oggetto poteva contenere?
Alla fine, non sapendo di cosa si trattasse né a cosa servisse, in accordo con i colleghi, lo catalogò come "oggetto per uso sconosciuto a forma di chitarra".
Il conquistatore piemontese conobbe, nella reggia di Caserta, il "bidet".
Centodieci storico
""Predichiamo i disegni di Dio, ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri. Annunziamoli a tutti i ceti e a tutte le età finché il Signore ci darà la forza, a tempo opportuno e inopportuno, a quel modo che San Gregorio scrisse nella sua Regola Pastorale". Così scriveva Bonifacio a Lioba, sua parente e badessa, esprimendo il suo zelo instancabile per l'evangelizzazione dei popoli dell'attuale Germania e Olanda, ispirandosi alla Regola di San Gregorio Magno.
Ma chi era Bonifacio? Wilfrido questo era il suo nome di battesimo, nacque intorno al 673 nella regione meridionale dell'Inghilterra. Da ragazzo venne accolto ed educato nell'abbazia di Exeter e poi in quella di Nursling, secondo i principi della severa regola benedettina. Nel periodo di formazione cristiana, Wilfredo acquisì l'osservanza alla preghiera ed agli studi, la fedeltà alla chiesa di Roma e la passione missionaria per la conversione dei popoli pagani o ricaduti nel paganesimo.
Al fine di comprendere al meglio i Testi sacri, Wilfredo imparò la lingua latina, greca e quella ebraica, approfondì il messaggio e la spiritualità dei Padri della Chiesa, divenne maestro e scrisse una grammatica per i suoi alunni, si dilettò nella poesia. Tuttavia l'impegno che Wilfrido sentiva di più era quello dell'evangelizzazione, in forza della quale nel 716 chiese ed ottenne il permesso di raggiungere l'Olanda. In quel tempo il principe Radboch si era ribellato alla dominazione Franca e vedeva negativamente il cristianesimo, poiché era il credo professato dal conquistatore, inoltre aveva confinato il vescovo di Utrecht, Willibrordo presso un monastero.
Wilfredo fece visita al principe, ma subito comprese che i tempi non erano ancora maturi per l'evangelizzazione, occorrevano uomini e donne disposti al martirio, l'appoggio dei Franchi, ed infine, acquisendo il sostegno della chiesa di Roma, si sarebbe conservata l'autonomia della nuova chiesa, dal potere politico dei principi che nominava vescovi e abati s
C'era una volta un paese appollaiato nell'inguine di una collina, discosto dal mare da dove, si racconta, si rifugiarono i policastersi.
Una sera, all'improvviso, nei pressi della foce del fiume Bussento giunsero i Pirati. Erano agguerriti e feroci, dopo tante peripezie.
I Policastresi, atterriti, abbandonarono il loro mare, il loro fiume, le loro paludi; rinunciarono a difendere le loro mura e il loro castello e fuggirono dalle loro case.
Fuggirono e si sparsero come schegge esplose dalla paura.
Fuggirono ansimanti, da perdenti ed alcuni di loro si rifugiarono a nord tra i cespugli di un costone roccioso dal quale sgorgava un rivolo d'acqua pura.
Si appollaiarono in capanne di fortuna e costruirono, si racconta, la prima casa su una roccia, abbarbicata come una cozza su uno scoglio.
Si nutrirono di bacche e di caccia. Raccontano i vecchi del paese che di notte sognavano le barche, il mare e l'odore dei pesci sulla brace.
Per sopravvivere, furono costretti a cambiare le loro abitudini e da pescatori diventarono pastori, boscaioli e più tardi anche contadini.
Più di ogni cosa coltivarono nel loro cuore e nel loro animo il terrore e la paura; covarono un millenario rancore verso una qualunque cosa diversa da se stessi e dal loro modo di pensare.
Si nascosero e si isolarono dal resto del mondo pur piccolo dell'epoca. Maturarono un senso di altera superiorità morale e si gonfiarono di orgoglio; un forte senso di identità di popolo li univa sempre più forte.
Tutto questo non impediva ai santamarinesi di azzuffarsi tra di loro come galli in un piccolo pollaio, come leoni nella foresta.
Avevano le loro leggi e la loro morale; la vita e i rapporti si coniugavano su valori da tutti accettati: il rispetto per gli anziani, l'ubbidienza ai genitori, la riparazione dello sgarro verso una donna, la parola data che valeva più di un contratto, il timore di Dio.
Chi sbagliava pagava, e pagava anche con la forza e tutti si schieravano non con la vittima
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