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Racconti surreale

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Solo il tempo cambia

Anche quella mattina, come era solito fare, il vecchio e zoppo contadino uscì di casa al sorgere del sole e, come al solito, l'intero villaggio se ne accorse. Niente di particolarmente arduo, viste le continue, maligne imprecazioni e le continue offese che era solito lanciare riferendosi a tutto ciò che rientrasse nel naturale ordine delle cose. <<Dannato sole cocente!>>; <<Dannate pietre spigolose!>>; <<Dannate foglie che cadono dagli alberi!>>, continuava a ripetere.
Ma di certo anche un contadino che non trascorre la giornata a lavorare il suo terreno non rientra nell'ordinario.
Non un solo germoglio, non un solo frutto maturo. Tanto che quello spaventapasseri non aveva motivo di trovarsi li, conficcato nel terreno. Questo suo particolare comportamento aveva ovviamente attirato l'attenzione del resto del piccolo villaggio, abitato per lo più da contadini come lui, ma che al contrario del loro collega portavano a termine quotidianamente il loro compito. Noncurante degli sguardi che lo attanagliavano, il vecchio contadino zoppicante si introdusse sul sentiero che come al solito lo avrebbe condotto verso il fiume. In molti si chiedevano cosa lo spingesse ad andare li, cosa ci trovasse di interessante; nessuno era mai andato oltre la semplice curiosità. Ma quella mattina qualcuno decise di seguirlo...
Un giovane biondo, alto e distinto.
Entrò nella sua piccola utilitaria, all'interno della quale continuò a bere il caffè che teneva stretto nella mano sinistra. Non smetteva di piovere. Il rumore della pioggia che si infrangeva sul tetto dell'auto si infittiva sempre più.
"Pioggia del cazzo, è da tre giorni che va avanti così", pensò il giovane, non lasciando trasparire una certa malinconia sul suo volto.
Era stanco, a giudicare dalla mancanza di entusiasmo che fece trasparire quando mise in moto. Doveva essersi svegliato da poco e a giudicare dal volume intitolato "Manuale di diritto privato" che fuoriusciva dalla ventiquattrore che teneva

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   1 commenti     di: Kloomb


Solo un nome da ricordare

... e mi guardi, assonnato, stringendo la mia mano sul tuo petto. Affondando il viso nel mio collo, respirando il profumo dei cuscini.

Sai di birra, sigarette, sabbia e mare. Sai di montagna, sai di ricordi lontani.
Sai di scappatelle nel cuore della notte, dalla mia stanza alla tua.
Nei tuoi occhi leggo le poesie che mi dedicavi, sulle tue labbra i segni dei miei baci. Sul tuo corpo ogni nostra battaglia, sempre insieme, mano nella mano. Entrambi testardi, entrambi innamorati.

Schiudi le labbra, chiudendo gli occhi. Un debole sussurro.

Credo di non amarti.

Ti accarezzo il capo e ti cullo, lasciandoti poggiare sul mio seno, finché beatamente non ti assopisci.

Non questa notte, angelo grigio, questa notte non è fatta per soffrire.
Concedimi almeno questo.
All'alba, sarai solo un alone.
Solo un nome da ricordare.

   4 commenti     di: Vinter_


Ossigeno al fuoco

Le ho chiesto di sposarmi, avrei voluto farlo per la meraviglia di essere per sempre, la meraviglia dell'inganno.
"Ma riesci a immaginarlo?" dissi, quasi assente naufrago in un mare dove milioni di pesci erano i miei pensieri.
"Mi vestirò di bianco." Mi rispose con gli occhi lucidi di lacrime discrete e vere.
Decidemmo la data e fu come ossigeno al fuoco nell'immutabile bruciare del tempo.
Autunno, nel colore dei viali di foglie cadute, ad accompagnarmi mia sorella al mio fianco, incontro alla mia promessa.
I suoi passi non spostano una foglia, leggera, in armonia mi tiene la mano, la sento fresca, sicura, è come un bacio
li dove fa più male li dove solo lei sa salvare.
Il ricordo è di visi noti e cosmeticiabiti di mezza stagione ed io fermo in piedi, la sensazione delle mani ingombranti e sempre fuori posto, una smorfia che è il sorriso di nervi matti.
Ancora nessuno, io ancora in un mare di pensieri d'acqua.
Così passa un'ora che non ha ossigeno, che non respira finché ancora mia sorella, la mano fresca e perfetta come rami di seta viva protesi verso il sole mi riporta al movimento del corpo e dell'aria sul viso. Un finale senza alcun inizio.

   5 commenti     di: yuri deriu


La montagna

Si erge minacciosa oltre le siepi, vi sono alberi di molti tipi. Vedo campi interi inclinarsi sempre di più al cospetto della montagna gigantesca che si innalza di fronte a me. I primi a cedere sono gli alberelli più piccoli, eccetto gli olivi e le viti che continuano a crescere arrampiscandosi sulle vaste colline. Poi anche gli alberi più resistenti cedono, e quando perfino l'erba è esausta di arrampicarsi su quei ripidi sentieri, allora vi è solo fredda roccia e nebbia. Sì, più si sale sù per quella montagna, e più quella sembra concentrarsi sull'essenziale, spogliandosi della natura vanitosa e piena di piaceri.
La montagna imperscrutabile è spirituale e ha bisogno di Silenzio e concentrazione. Essa non si accontenta delle gioie mutevoli di sua Madre, la terra, e sebbene non possa disprezzarle, nè farne a meno essendo parte del suo grembo possessivo, non cessa mai di desiderare con passione le gioie eterne dello Spirito. Ma tanto è forte il legame con sua madre che non trova riposo, nemmeno a quelle altitudini l'atmosfera terrestre la lascia concentrarsi. Liberarsi dell'erba era stato fin troppo semplice, ma ora le nubi bagnavano le sue pareti gelandole, e i venti soffiavano così forte che era difficile perfino ascoltare il proprio pensiero. Fischiavano come trombe impazzite, scivolate via all'Angelo del Giudizio, rubate dalla sacca di Eolo.
Così per quanto fosse estenuante immaginare un altezza ancora maggiore, la montagna con grande resistenza e concentrazione si svincolò dai venti siderali e si elevò ancora più un alto, in un mondo fatto di ghiacci e cristalli di ogni forma. La montagna finalmente serena, restò a lungo accocolata nelle neve soffice e nelle foreste di ghiaccio. Di tutte le realtà che nascevano nel seno di sua Madre, la terra, le altezze glaciali erano quelle che più la aiutavano nel suo scopo spirituale. Si rilassò talmente tanto che non seppe mai quanto tempo restò addormentata sotto i ghiacci, e mentre un giorno se ne

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Voglia di morire

Qualcuno capì che non erano più le ore a passare così in fretta, e gli alberi nei giardini si spogliavano dei loro fiori più belli e i sempreverdi erano così fissi nella loro semplice armonia. Dalla strada s'udiva una voce che cantava canzoni d'amore, o forse proprio una serenata per una donna già vedova e appena sposata. Nei quartieri vicini un rumorio di cose passate ancora perdurava nella loro memoria. Quella gente s'ostinava a credersi importante, e se il giorno portava con sé le parole più belle ecco come magia tra la luna e le stelle un silenzio che scioglieva l'abisso e qualcuno che senza pensieri diveniva sempre più triste. A quell'ora nessuno sapeva cosa fosse la storia, nessuno pensava al contesto in cui viveva e se avessero chiesto pure solo un istante di quiete apparente allora avrebbero capito; e anche se forse qualcuno lo chiese timidamente non poté capire perché non gli fu concesso. Certo le montagne non erano così lontane e le loro fantasie potevano elevarsi alle vette più alte, ma nessuno, proprio nessuno avrebbe voluto morire. Anche allora il cielo s'illuminava dei colori più vari e dopo la pioggia ecco l'arcobaleno. Ammirava da solo quel panorama sereno dove anche gli uccelli sembravano liberi e i piccoli insetti danzavano senza conoscere il lento passare degli anni. Ma recavano lacci d'argento alle muse funeste senza badare alle cetre diffuse oramai in mezzo ai folletti. Verde acqua che staglia la laguna e modifica il colore del paesaggio. Guardò in fretta l'orologio d'argento che aveva al polso e accortosi dell'ora cominciò a correre veloce, senza mai fermarsi fino a destinazione. Caduto da un pero che era vicino alla campagna s'accorse che il mondo era strano, volò poi con i demoni attraverso la volta dorata, ma colori insistevano enormi e non gli era facile capire. Verso un'ora più insolita che strana, anche gli anni passavano felici, tentò rapidamente di scoprire cosa ci fosse dentro la scatoletta che il padre gli regalò p

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La spiaggia (riveduto)

Sergio si muove a fatica. Avanza barcollando con i passi che affondano nella sabbia e le scarpe che, sollevandosi, sparpagliano granelli per aria.
Con uno sguardo attonito esplora l'area tutt'intorno poi torna a posarlo sulla ragazza poco distante. Da quando l'ha vista - unica presenza in quel posto - ha cercato di avvicinarla. Non vuole farle del male, solo chiederle aiuto, sapere dove si trova.
Lei sembra giocare. Sa di attirare l'attenzione di quell'uomo così stranito, sbucato dall'altura sabbiosa. Di tanto in tanto si volta e sorridente gli tende le braccia. Lo invita ad avvicinarsi per poi, quando arrancando le arriva ad un passo, girarsi e rimettersi a sgambettare dispettosa e leggiadra, tra le calde dune di sabbia rosa. Le sue squillanti risate si diffondono per tutta la spiaggia.
Non è certo con indosso le eleganti scarpe in pelle che può raggiungerla; quelle, anzi, gli sono d'intralcio. Inoltre, non è più abituato a correre. Dopo il matrimonio e con il lavoro in ufficio non ha più svolto attività fisica ed ora ne sente le conseguenze.
Si ferma esausto e boccheggia. Il busto piegato in avanti ed i palmi sulle ginocchia.
«Ma dai, sei già stanco! » Commenta dopo essersi girata e averlo visto piantato.
Non ce la fa proprio più. Scuote la testa, l'affanno non gli permette di parlare.
Delusa storce le labbra. Porta una mano sul fianco. Si riordina i capelli scompigliati dalla corsa e dalla brezza che soffia gradevole dal mare.
È davvero bella. Alta e sottile come le top model. Perfetta nei lineamenti. Il viso delicato e pulito; grandi e lucenti occhi verde smeraldo orlati da ciglia folte; sopracciglia affilate e più scure del rosso dei capelli che scendono lisci fino a metà schiena. Gli zigomi alti le conferiscono un aspetto fiero; le labbra sottili si allargano formando due graziose fossette ai lati della bocca. Il naso leggermente all'insù che arricciandosi stizzito disegna una smorfietta di irresistibile simpatia.
La divora con

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   1 commenti     di: Romano PRESTA


UN GIORNO DELLA VITA

Cerco di fare vivere un sentimento che mi è stato raccontato poco tempo fa.
È un vecchio e carissimo amico di gioventù, ritrovato dopo tanto tempo, ci siamo salutati e abbracciati. Immancabilmente fra una risata e l'altra, quando non si parlava di cose serie, sono riapparsi alla nostra memoria i nostri ricordi, quelli belli e quelli brutti, vissuti nella nostra gioventù passata, per poi arrivare al presente.
Abbiamo fatto molte considerazioni su i nostri passati, pensando che adesso ci si sarebbe comportati diversamente.
Logicamente i nostri pensieri e le considerazioni sono state per gli avvenimenti amorosi e avventurosi, ricordando i giorni che abbiamo passato assieme, facendo i bagordi, cercando ragazze, andando a ballare per fare conquiste molto veloci, fino ad arrivare ai giorni nostri.
A questo punto ci siamo domandati: ma oggi, alla nostra età, sarebbe possibile prendere una sbandata per una bella donna?
Qui le nostre facce e i nostri discorsi sono diventati molto più seri, si perché la vita attuale non ha più niente di spensieratezza di quella che abbiamo vissuto e ricordato.
Siamo stati tutti e due felicemente sposati, poi a entrambi è venuta a mancare la nostra metà, forse troppo presto, anche perché, come tutti e due abbiamo concordato, non ci sentiamo finiti sentimentalmente.
Anche lui ha condiviso la mia opinione, nel dire, che la vita che viviamo non è del tutto creata bene, perché, come sappiamo il nostro fisico invecchia e cambia moltissimo, allora anche i sentimenti dovrebbero invecchiare, invece no, quelli rimango

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   3 commenti     di: giorgio giorgi



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