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Racconti sulla tristezza

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Per Mika Ahola

28 gennaio festa di compleanno. La faccio da sempre assieme a mia sorella, nata il 27 dello stesso mese, due anni dopo. Cinquantacinque, non pochi, in un periodo non bello. Pochi regali, perché ormai non si sa nemmeno più cosa regalare, qualche capo di vestiario che va sempre bene ma non resta nella mente e due che invece sono più mirati, uno dai miei figli piccoli che ormai piccoli non sono più e uno di mia figlia grande che grande non sarà mai, come statura almeno. Però mi conoscono, o forse sono stati consigliati bene.
Un libretto di Maria Luisa Spaziani, la Volpe, in cui parla dei suoi ricordi con Montale, il Montale minore dice lei, cioè quello privato, e un compact disc dedicato alla mia ultima, in ordine di tempo, grande passione: "A scuola di enduro".
È inverno, quindi pausa per l'enduro, e attacco così prima il libro. Faccio fatica, sono spesso depresso per motivi di lavoro e dunque ne leggo poche pagine al giorno perché faccio fatica a concentrarmi. Poi non è un vero libro, ma un collage di piccoli ricordi abbastanza freddi e distaccati dai quali non esce un grande trasporto per Montale, visto anzi sempre come un gigante anche nel piccolo privato. In più c'è una fila infinita di grandi nomi che mi dà l'orticaria. Poi a me piace Montale ma non mi fa morire. Troppo ricercato, elitario, distaccato. Così esce anche dal libro.
Finito quello passo al compact disc. Una vero e proprio corso di tecnica, parificabile a un master universitario, tenuto da Tullio Pellegrinelli con la partecipazione di Mika Ahola, campione del mondo in carica. La caratteristica inflessione bergamasca del non ricordo più quante volte campione d'Italia e del mondo Tullio Pellegrinelli, mi prende subito e mi trasporta in mezz'ora di passione pura. Non ci fosse un freddo cane e io non fossi in malattia, prenderei la moto e andrei subito a sperimentare ciò che nel video, fatto da lui, sembra così semplice e spontaneo. Non lo è, lo so bene io che, quel che ho im

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   7 commenti     di: mauri huis


Il volo per la fine

Ho scalato tutto il giorno per arrivare in cima.
Non so perchè fra tutte le montagne ho scelto questa, forse perchè è abbastanza alta per porre fine a tutto. Fine alla mia vita.
Oggi non sbaglierò tornando indietro, questa è la volta buona.
Oggi sono consapevole di quello che sto facendo, e mi sento bene come non mai.
Eccomi in cima alla montagna, stanco, distrutto ma contento.
Giusto il tempo di una sigaretta, l'ultima, e poi... si aprono le danze.

Ho sempre amato le montagne, non chiedetemi il perchè.
Solo che qui vedo il mondo in un altro verso, da qui il mondo è un libro aperto.
La città è padrona di noi e della natura stessa. Padrona.
Il traffico, le luci, la musica, la gente, il frastuono da emicrania.

Odio tutto questo.
" Ascolta queste parole.
La pace si ottiene con la morte."

La pubblicità è padrona della mente, che ti porta a pensare ciò che pensano gli altri che ti porta ad avere dubbi che ti portano all'inganno di tutto questo.
La televisione è padrona del nostro tempo. Quattro stronzi in bianco e nero che ci mostrano la loro vita rinchiusi in una scatola contenente il mondo.
La fede è padrona della vita. L'uomo ha creato Dio per darsi una risposta e non dare di matto.
La guerra, la fame, la religione, la scienza, la tecnologia, le razze. Il progresso di questa merda

Odio tutto questo.
" Pensa a chi eri quando sei nato e all'uomo che sei diventato.
Cerca di respirare, cerca di uscire da questo fumo tossico."


Gente di basso livello, criminali, sono schiavi di questa città.
Sui loro volti vedi la disgrazia, la sfortuna, l'ignoranza perpetua.
Il governo, la politica. Solo soldi, soldi e soldi, e delle promesse neanche l'ombra.
Il cinema è arte, l'arte è fantasia, la fantasia è l'immaginazione, l'immaginazione è bla bla bla.

Odio tutto questo, anche i bla bla bla.
" Guarda il mondo come va e chiediti se sei veramente felice.
Quel soffio freddo d'inverno ci ha portati via con sè."


Ades

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L'identita

Sto aspettando te.
Non so chi sei, e... ne da dove vieni.
Potresti essere lo stesso,
Opurè con un altra faccia.
Da una vita aspetto e cerco, l'equilibrio del mio silenzio.
La pace del mio animo.
Siamo forti e sinceri, ma solo sulla carta.
E mi domando: "Dove è la verità?"
E qui su questo foglio di carta.
Inconsapevole e tuttavia lucida, con la mente chiara senza vergogna.
Vorrei tutto e niente.
Senza affaticare.
E tu, chi sei?
Cosa vuoi?
Niente di quell che mi aspetta.
Il dolore invade tutto il corpo, cerco disperatamente qualcosa su qui sedere. Le forze mi abbandonano. Mi sento debole e molto fragile. Arrivi e tutto finisce. Sono rinnata, sono un altra persona, ma con la stessa faccia. sono felice... spero! La speranza prima di morire.



[Senza titolo]

Ed eccola qui. Sola, davanti al pc. Gli occhi umidi, il cuore che batte forte... Una frase le ritorna sempre in mente, l'ha studiata a scuola tanto tempo fa, in filosofia. Non le piaceva tanto la filosofia ma questa frase l'ha affascinata, l'ha stregata, l'ha colpita. "La vita è un pendolo che oscilla tra dolore e noia", diceva il buon Shopenahuer. "Già", pensa, "credo che lui avesse capito tutto della vita". Perché oscilla, si chiederà qualcuno? e la felicità? dove la mettiamo? La felicità sta in mezzo. Quando diventa troppa si trasforma subito in noia e quando è assente... Si teme, si piange, ci si dispera. Per motivi futili, diciamocelo, ma tutti abbiamo un buon motivo per essere infelici. Lei ne ha, forse uno, forse due, forse tanti. Forse è lei la causa di tutto, ma non sa come uscirne. E poi si sente stupida, pensa a quelle persone che stanno male, che stanno male veramente, che hanno fame, che hanno problemi fisici, che vengono maltrattati. Lei è giovane, carina. Lavora (e in tempo di crisi...!!!). Ha un ragazzo. Una bella famiglia, con i suoi difetti, certo, ma bella e unita. Ma si sente sempre insoddisfatta. Sa cosa vuole dalla vita e non sa come realizzarsi. Pensa, pensa tanto. Parla, per lo più di supidaggini, i suoi problemi è abituata a tenerseli per sé. Avrebbe voglia di stare abbracciata a qualcuno, ma non ha il coraggio di chiedere un abbraccio. Quanto si è stupidi a volte!!! Si fa le domande, ed è così brava che si dà anche le risposte. A volte si chiede perché ci siano tante persone che parlano, parlano... e invece di sfogare i loro problemi a qualcun altro, non se li tengano per sé. Perché ognuno ha i suoi problemi... Lei, forse, più di quelli che non vorrebbe ammettere a se stessa.

   3 commenti     di: ale ale


Angelina

Vorrei averti conosciuta meglio, quante cose avrei potuto imparare da te se solo non fossi stata così presa dai miei problemi, dal mio lavoro; è un errore che commettiamo spesso e, a volte, troppo volentieri per evitarlo. Ora che l’inverno per te è calato, sento crescere un grande gelo dentro di me, come se con te se ne fosse andata ogni speranza.
Hai avuto una vita difficile ed affascinante, lo so, me la raccontasti quel giorno sotto al portico della tua casa, con la freschezza e l’orgoglio che si crede solo una dodicenne possa avere. Quasi un secolo di vita, chissà se io ci arriverò mai, avevi un cuore grande, ne sono certa, hai cresciuto tuo fratello e per lui hai lavorato sodo, hai visto due guerre e sei stata la prima donna in tutta la valle a superare l’esame per la patente.
Ricordo quel giorno d’estate sotto al tuo portico, la prima volta che ti vidi, mi colpirono i tuoi capelli argentei e lunghi raccolti dietro la nuca, come si usava una volta e i tuoi occhi limpidi come quelli di una ragazzina ma dall’espressione dolce e sincera come quelli di una nonna.
Pensavo di aver tempo per dirti addio, avrei dovuto dirti addio sfiorandoti la guancia ruvida con un bacio, guardando quegli occhi dolci che non mi avrebbero riconosciuto ma forse non sarebbe stato un addio ma solo un arrivederci.
Perdonami zia Angelina se sono stata poco presente nella tua vita, forse è solo perché ci siamo incontrate tardi, quando il fiore dei tuoi anni era ormai maturo, forse è colpa della mia pigrizia o probabilmente le cose dovevano andare come sono andate.
Vorrei tanto poterti abbracciare ma oggi te sei andata e chissà se tornerai a trovarmi, chissà se riuscirei ad aspettarti in quel luogo magico che si trova a metà strada fra il sonno e la veglia ma non penso che verresti, ora hai trovato finalmente un po’ di riposo.

   3 commenti     di: Miriam Angel


Tramonto di Novembre

Sono quasi le 5; mi trovo ancora in casa con mille impegni che mi aspettano fuori. Devo avvisare Gino che ci sono le patate da caricare; comprare il formaggio dal pastore; pagare la magliaia... Infilo il cappotto per andare al telefono pubblico, all'osteria.
Esco nel cortile squallido e attraverso il villaggio. Case grigie, diroccate con muri di mattoni corrosi; dalle fessure alle finestre si vede un filo di luce e il fumo esce dai comignoli. Ma altre case sono abbandonate e sono fredde e buie Più oltre si stende la campagna desolata con stoppie.
Un vecchio intabarrato spinge una carriola di legna da ardere. Un fosso d'acqua corre lungo gelsi e salici squarciati. Svolto bruscamente l'angolo dell'ultima casa e mi fermo allibito.
Il tramonto di Novembre irrompe nella mia anima, sconvolgendola. Pensieri, impegni, preoccupazioni sono subito dimenticati.
Una ferita di luce attraversa il cielo versando oro e rame nel piombo della sera. Carri di nuvole spandono inchiostri turchini, rosetta, porpora, azzurognolo. Torrioni obliqui rosseggiano fra muraglie violacee. Da un ribollire di nubi spumeggianti si elevano cappelli stregoneschi, draghi e una raggiera di madreperla.
Il tramonto di Novembre atterrisce l'anima con colori imputriditi che squarciano il cielo in macchie di disperazione. Tutto il mistero dell'esistenza è riproposto qui. Il sole rosso marcio è una sfera delle visioni dove vedo tutto il mio passato, i giorni sprecati, gli anni finiti, gli amori e le illusioni.
E il futuro è anch'esso davanti a me. Un futuro di tedio, di sofferenze, di lunghi momenti di solitudine e di spegnimento.
C'è un grande silenzio intorno. Il tramonto di Novembre è come un sipario alzato sulla precarietà della vita, sull'inutilità degli sforzi, su giovinezza e amori fuggiti. Sulla soglia del tempo percepisco un senso di vuoto, di disfatta. Le bellezze sono sfiorite, le gioie estinte e dalle loro ceneri è formato lo spettro del mio futuro, quello che mi aspetta e ne

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   1 commenti     di: sergio bissoli


Spogliarellista davanti la scrivania

E mi chiedevo se sarei mai stata felice. Poi pensavo che la maggior parte delle persone si chiede questo almeno una volta nella vita senza ottenere risposta. Una domanda senza replica mi univa a milioni di persone: ma il legame andava oltre. La mia esistenza umana e tutto quello di buono o di cattivo esiste mi legava agli altri? Gli altri chi... Einstein, Leopardi, Marconi, Flaubert, Giovanni Paolo II, un bambino in Africa, un pastore sardo, un insegnante irlandese, un monaco buddista... chissà se loro erano riusciti a definire la felicità... per lo meno a spiegare a se stessi l'oggetto per il quale faticavano, respiravano, amavano ogni giorno. Io dopo ventitreenni non ci ero ancora riuscita; ma non sapevo neanche se la cercavo, mi impegnavo, faticavo per sfiorare almeno l'idea di lei, della Felicità...
Spesso mi veniva in mente un flash del mio passato... avrò avuto 8-10 anni non ricordo bene ed era festa nel mio paese... una festa che attirava i bambini per via delle giostre. Le mie sorelle vi si recarono ma io mi rifiutai; sentivo solo una grandissima tristezza che mi opprimeva come un macigno. Mi sedetti sul marciapiede raggomitolata a guardare il tramonto e mi sentivo molto triste, davvero. Quasi inconsapevolmente non mi rendevo conto di questo micro-dolore che germogliava in me; sapevo solo che era lì che dovevo stare, era quello il posto giusto e nessun altro al mondo quello che in cui dovevo essere. Dovevo assistere il sole nella sua fase terminale, nel suo morire... ed anche se l'angoscia mi faceva compagnia, non lo vivevo come un problema... vivevo e basta... era il mio modo di vivere.
Guardando questa scena di vita remota con gli occhi di oggi posso concludere che quel giorno di fine estate, quando i bambini sono tutti felici perché non c'è la scuola, possono uscire andare sull'altalena e mangiare zucchero filato, piangere per un capriccio, io mi sono auto esclusa dalla vita, dall'azione, dal condividere il proprio tempo con gli altri. Prefer

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