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Parlando di me

incantato da notti infinite,
ubriaco dietro a un bancone,
scopro la vita negli occhi
di chi ha giá vissuto,
imparo ascoltando parole,
osservando dolore,
scoprendo la gioia,
cercando un mondo in ogni persona.
Lavoro strano il barista,
confessiamo più dei preti,
sappiamo più degli avvocati,
siamo l’ orecchio dei poveri cristi,
ascoltiamo con la faccia sporca
la voce di chi ha paura del mondo,
Siamo l’ invidia di quei ragazzi,
che strapperebbero i libri vivere come te,
bruciando cuori in notte viziate
sognando mentre si lotta per vivere.
G¡á ho buttato i miei manuali
li ho imparati prima di rinunciarvi,
volevo essere un economista,
ora so che morirei dietro una scrivania,
preferisco ascoltare il pianto
di quel diavolo che il mondo ha privato della voce,
vivo per il sonriso di quel ragazzo
che mi racconta il suo domani,
amo i suoi sogni, li sento
ancora miei.
Vivo per regalare due parole
ai folli insegnamenti della notte.

 

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5 commenti:

  • alberto accorsi il 31/08/2009 21:35
    Intensa. Forse con qualche leggera forzatura.
  • M. Vittoria De Nuccio il 31/08/2009 19:48
    Bellissima... vivo per regalare due parole ai folli insegnamenti della notte.
  • giancarlo milone il 31/08/2009 14:23
    grazie
  • Vincenzo Capitanucci il 31/08/2009 08:46
    Bellissima Giancarlo... mi ha ricordato il barista del film... La moglie del soldato...
    Bravissimo.. preferisco ascoltare il pianto... il sorriso di quel ragazzo...
    vivo per regalare due parole... magari in poesia...
  • Anonimo il 30/08/2009 23:42
    bellissimo inno alla notte che si accende in quell'anima di poeta che nella solitudine del suo lavoro come specchio riflette l'eesenza dei suoi simili

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