cit. Ettore Vita, in realtà il connubio uomo- stato- Dio è propria della grecità, come si evince dagli scritti giovanili di Hegel (cfr La positività del cristianesimo)
Con una terminologia usata a suo tempo da Hobbes, Hegel definisce lo stato come Dio in terra. Tuttavia l'espressione hobbeseana secondo cui lo stato è Dio in terra ha un significato più compiuto in Hegel. La convinzione che lo stato sia Dio in terra in Hobbes rivestiva una valenza esclusivamente politica, mentre in Hegel si colora metafisicamente: se per Hobbes l'espressione voleva semplicemente dire che i beni maggiori l'uomo può aspettarseli in primo luogo da Dio, poi dallo stato, per Hegel lo stato è Dio in terra perchè rappresenta il culmine dello spirito oggettivo, sicchè lo spirito oggettivo nella sua massima manifestazione (lo stato appunto) traduce metafisicamente l'espressione impiegata da Hobbes nella sfera politica: Dio in terra si configura come Assoluto oggettivato, come spirito che si oggettiva in istituzioni, delle quali lo stato rappresenta l'apice. Lo stato tratteggiato da Hegel è uno stato 'etico', in cui cioè l'individuo è pienamente calato nella collettività ed è proprio lo stato a rappresentarne la vera vita: l'individuo non esiste pienamente all'infuori della dimensione statale, vista come grande organismo pulsante in cui le parti contano solo se viste in funzione del tutto.
Anche questa concezione ha causato grandi illusioni e reso lo stato un inferno.