Dimenticavo: "Dobbiamo leggere Dostoevskij quando ci sentiamo a terra, quando abbiamo sofferto sino ai limiti del tollerabile e tutta la vita ci duole come un'unica piaga bruciante e cocente, quando respiriamo la disperazione e siamo morti di mille morti sconsolate. Allora, nel momento in cui, soli e paralizzati in mezzo allo squallore, volgiamo lo sguardo alla vita e non la comprendiamo nella sua splendida, selvaggia crudeltà e non ne vogliamo più sapere, allora, ecco, siamo maturi per la musica di questo terribile e magnifico poeta" Herman Hesse. Eppure nessuno dei romanzi di Dostoevskij finisce bene. Penso che renda meglio l'idea rispetto al mio aforisma.
A proposito, Ellebi, chi è davvero triste e si ubriaca, il giorno dopo la sbronza è più infelice di prima. Esempio calzante. Luigi a dire il vero ormai non ci trovo più differenza.
Un saluto.
A me fa male e innervosisce vedere che la realtà è ben diversa da quella descritta, per esempio, nei rosa e negli harmony. A questo punto meglio ubriacarsi. È come fare un bel sogno e svegliarsi delusi dal fatto che non era vero, nemmeno questa volta.
giusto degli individui molto ingenui potrebbero illudersi solamene con dei romanzi, la maggior parte dei lettori (me comopreso, anche se prediligo la saggistica) li prenderebbero come distrazioni temporanee dal grigiore quotidiano