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Cannibali

Il piacere del prevalere è da cannibali, coloro di cui hai ragione sono i più simili a te. Tu vinci contro chi è disposto a perdere, cioè vinci contro chi ha accettato di poter perdere, come te che per questa volta la buona sorte o la determinazione hanno reso vincitore. C'è, invece, chi vince senza lottare, non accetta la lotta e non è tuo simile. Le uniche battaglie che puoi vincere sono quelle contro chi è votato alla sconfitta come o più di te. Quando ti sfida o accetta la tua sfida, tu sei la mano e lo stomaco del suo sacrificio di se stesso.

 

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17 commenti:

  • Anonimo il 16/04/2010 13:13
    Non è stato difficile accorgersene.
  • Nicola Saracino il 16/04/2010 12:51
    Sì, capisco... la logica è un attrezzo pesante, è dura doversi abbassare per raccoglierlo se non ce lo siamo ben sistemato a tracolla quando ne avevamo le forze... Parlando invece della rilettura, confesso che mi costa fatica. E non sto scherzando! N
  • Anonimo il 16/04/2010 11:33
    Non mi abbasserò a un umiliante, per te, copia e incolla di parti del tuo testo. Per non darti modo di dire che faccio estrapolazioni arbitrarie. Ma l'hai mai riletto dopo averlo scritto? Eppure è breve.
  • Anonimo il 16/04/2010 11:31
    È quello che ho fatto e il risultato mostra, tra noi due, chi sguazza nella contraddizione, ma non solo, evidenzia anche il nostro grado di onestà intellettuale.
  • Nicola Saracino il 16/04/2010 11:27
    ... usando la logica e non il confronto con le tue convinzioni. Possibilmente.
  • Nicola Saracino il 16/04/2010 11:25
    Devi analizzare il mio testo, non le tue idee sul mio testo...
  • Anonimo il 16/04/2010 11:16
    La contraddizione sta nel fatto che hai insinuato essere tutti i combattenti degli individui appartenenti allo stesso piano di realtà, e questa realtà sarebbe costituita dal bisogno vicendevole di prevalere uno sull'altro. Lo si deduce con precisione perché hai anche detto che solo chi si rifiuta di combattere e non accetta la lotta è esente da questa spregevole complicità. L'assurdità sta proprio in questo, perché tra coloro che lottano ci sono quelli che devono lottare per difendere sé stessi e chi è debole e incapace di difendersi. L'irrisolvibile contraddizione del tuo dire è contenuta nella divisione netta che hai operato tra chi lotta e chi rifiuta di lottare, attribuendo solo ai secondi dignità. Sono stato chiaro o hai ancora da obiettare? Non hai ancora capito che la logica è il modo per accertare se una "verità" ha in sé contraddizioni con la realtà?
  • Nicola Saracino il 16/04/2010 10:57
    Allora analizza il testo e cerca le contraddizioni.
  • Anonimo il 16/04/2010 10:49
    Io desidero che a prevalere sia l'assenza di contraddizioni, non la mia persona. È impossibile definire un'azione, o un insieme di azioni analoghe tra loro nella loro natura, se si elide da queste un aspetto così essenziale come l'intenzione che motiva l'agire. E l'intenzione non è necessariamente "morale", ma può essere di principio, come lo è, infatti, la legittima difesa.
  • Nicola Saracino il 16/04/2010 10:41
    Mah... non tutti, forse solo una sparuta minoranza. Certo, però, sono i più inclini a dimostrarlo apertamente.
    Nel testo che ho proposto non parlo del piano morale delle azioni di aggressori ed aggrediti, né esplicitamente né implicitamente.
    Il testo vuole valere in generale e riguarda il piacere di prevalere... anche riguardo al nostro attuale scambio di idee.
  • Anonimo il 16/04/2010 09:09
    Vedo che appartieni alla normalità nel senso più basso del termine, quello che prevede l'impossibilità di riconoscere di aver scritto una minchiata. Se era quello che volevi dire l'hai detto adesso senza timore di interpretare in modi diversi da questo. Prima avevi generalizzato, mio caro. Pensi che i lettori siano tutti stupidi?
  • Nicola Saracino il 16/04/2010 00:47
    Volevo significare altro, volevo significare quello che ho scritto! Due fanti che si fronteggiano su trincee opposte, simili nel piacere di prevalere e nel timore di soccombere, nemmeno si ricordano (se mai l'hanno saputo) chi sia l'aggressore e chi l'aggredito. N
  • Anonimo il 15/04/2010 15:06
    Mettiamola così: se io entro in casa di Giuseppe e lo assalgo con un bastone, lo lego a una sedia e salto addosso a sua moglie... sono evidentemente un invasore criminale. Se lui riesce a slegarsi e mi rende la bastonata, liberando la moglie dalle mie grinfie, fa un'azione che non è parente della violenza se non nell'esserne una conseguenza. Nicola dice che gli individui sui quali il criminale ha il sopravvento sono, in una certa misura conosciuta solo da lui, simili al criminale perché si prestano a quella violenza essendo stati disposti a perdere, quindi a subirla quella violenza, e lo dice solo perché quando uno è vittima di una violenza è anche vittima, sempre secondo Nicola, perché si trovava a un certo grado di acconsentimento. È una pura, incomprensibile, teoria folle. Immagino che Nicola volesse significare altro, perché nemmeno a uno che mi detesta può venire in mente una cosa simile...
  • Anonimo il 15/04/2010 12:53
    Nicola attorciglia attorno alla gola degli uomini che lottano i gradi diversi di responsabilità che sono determinate dalla qualità diversa di intenzioni diverse, e questo non è consentito, perché la difesa è parente stretta dell'aggressione solo nel fatto che ne rappresenta la necessaria conseguenza. Non mi sembra una cosa difficile da capire.
  • Nicola Saracino il 15/04/2010 12:39
    Giuseppe, non è un vero e proprio aforisma. Comunque è parte di un monologo, non di un dialogo. La risposta alla tua domanda è il significato stesso del testo, cioè che nella sfida la volontà distruttrice e quella autodistruttrice non sono del tutto disgiunte, essendo due facce della stessa medaglia, quella della natura umana. Il testo si rivolge a chi prova 'il piacere di prevalere', com'è nell'inizio. E questo vuole rispondere anche al primo commento. Un abbraccio. Nicola
  • Giuseppe ABBAMONTE il 15/04/2010 12:17
    Nicola
    più che un aforisma mi sembra una parte di un dialogo, rivolto ad una persona che vince lottando con determinazione pur pronto ad accettare l'eventuale sconfitta.
    Non mi è chiarissima la seconda parte. Perchè mai una persona votata alla sconfitta dovrebbe sfidare o accettare una sfida? Molto più probabilmente la eviterà, rifuggendo il confronto e chiudendosi nel proprio bozzolo, solo posto ove si sente sicuro.
    Insomma, mi hai messo un sacco di dubbi, che mi portano ad invidiare le certezze del primo commentatore il quale, spaziando magistralmente tra Europa, Asia, 1990 e 2000, ha saputo cogliere nelle tue due frasi aspetti che mi sfuggono totalmente.
    Infine: cruda ed efficace la "chiusa". Da par tuo.
    Giuseppe
  • Anonimo il 15/04/2010 08:47
    Analisi non condivisibile che pone sullo stesso piano i nazisti e i partigiani, i serbi e le vittime di Sarajevo, i talebani e le donne afghane, me e mia moglie... aehm... mia moglie e me.

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