La tolleranza, vissuta come amore verso il prossimo (e quindi la volontà di comprendere realtà diverse dalla propria), a mio avviso non connota nessuna carica negativa in sè stessa, a meno che tu non finisca - volontariamente o involontariamente - ad attribuirgliela.
Concordo che non si possa nè si debba tirare in ballo appellativi come "superiore" o "inferiore".
Semmai avere la pazienza ed il buon senso di ricercare "diversità" conciliabili...
Quante più riusciremmo a trovarne, senza prevaricare, tanto più ci si potrà avvicinare al concetto di fratellanza che penso tu, Laszlo, voglia intendere...
Non so se era questo il pensiero dell'autore, ma penso che sia importante capire la carica negativa della parola "tollerare". Nel momento in cui noi tolleriamo qualcuno, ci mettiamo un gradino in più, ci consideriamo tanto perfetti, superiori, da poter "sopportare" la diversità dell'altro (evidentemente riconosciuto come inferiore). E dunque, stracciamo questa parola così abusata: viva la fratellanza!!!
"Ma chi troppo ha tollerato, spesso fesso è additato..."
No... scherzi a parte, concordo.
Ma essere tolleranti non vuol dire accettare passivamente gli umori degli altri.
La tolleranza è anche coraggio di aprire un piano dialettico in sano, pacifico e reciproco confronto.