Rimanere da soli conduce a misurarci con noi stessi; saremmo costretti a misurare le nostre potenzialità, a misurare ciò che esiste in noi, al confine tra il bene e il male, a misurare la nostra creatività. Quando regali un fiore ad una ragazza che ti piace molto, credi di essere invincibile quando lei mostrerà un espressione di appagamento, ti credi invincibile proprio perché hai misurato la tua capacità di saper provocare delle emozioni, di qualsiasi natura esse siano, di avere costruito qualcosa. Nessuno vuole rimanere da solo, ognuno di noi preferisce interagire con gli altri, forse per mascherare le proprie lacune o forse per avere consensi e dissensi. Credo che la paura più grande, nello stato di solitudine, sia la paura di dover misurare la nostra capacità di saper fare, la nostra capacità di sapere manipolare e modulare, la capacità di dover dire: questo sono io.