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Frammenti di sogni

Il mondo era tutto silenzio quella notte. Non so dire se quello che stavo vivendo fosse bello, giacchè la bellezza è soltanto il disvelamento della tenebra. Pensai che non avevo neppure chiesto di sognare, e che le mie aspettative riguardo una notte consumata tra alcool e passato non potevano certamente essere le migliori, ma è anche vero che il nostro essere è il nostro passato. Vale sempre la pena fare tutte queste domande, ma non sempre vale la pena dare una risposta.
Dopo queste certezze, che per fortuna non ho, giacchè avere certezze e sicurezze renderebbe la vita un incubo, mi limito a raccontare ciò che mi ha toccato di quella notte senza tempo, in un sogno, senza scendere nei dettagli che già frammentano un'esistenza alimentata da maschere con occhi e bocche.
Eravamo io e il mio migliore amico, sulla radura, senza quasi pensare a niente. I nostri occhi non temevano il buio, nè cercavano la luce. Nessuno arrossisce al buio, specialmente in un buio che non ti concede di vedere le stelle.. così eravamo noi, un lungo silenzio fatto di un'imprevedibilità che permetteva solodi salutare il destino, semmai fosse passato da quelle parti.
Ogni cosa, avrebbe portato ad un risultato impreciso: nemmeno cantare ci sarebbe servito, poichè una melodia di gioia avrebbe stonato e una melodia funerea non sarebbe servita.
Probabilmente un delirio erotico avrebbe aiutato le nostre coscienze, o forse semplicemente provare a leggere la Bibbia, una bibbia in cui noi non credevamo.
Insomma, nulla serviva, e nulla sarebbe servito.
A pochi metri dalla radura doveva iniziare la festa del paese, sotto alla vecchia chiesa, che si apriva una volta all'anno in occasione della festa del Santo Patrono. Vi erano tutte le sedie davanti al palco dove l'orchestra avrebbe suonato e i musicisti avrebbero cantato; vi era lo stand dove due giovani ragazze bionde servivano vino e offrivano frittelle, v'era persino una bancarella dietro alla quale esisteva una donna anziana e vendeva cianfrusaglie d'ogni genere.
Tutto era perfetto, la festa doveva soltanto iniziare.
Tutti gli abitanti di quel paesino di duecento anime arrivarono, e la festa iniziò. Noi due eravamo gli unici arrivati da fuori, passati lì per puro caso, forse per passare una serata diversa, o forse chissà, non ricordo.
L'orchestra stava eseguendo un vecchio brano dei Beatles, che faceva più o meno Father McKenzie, writing the words of a sermon that no one will hear... wiping the dirt from his hands as he walks from the grave.. io rimasi attratto da quella strana bancarella, aveva un'aria interessante. Soprattutto perchè nessuno la stava calcolando. Erano tutti interessati a seguire l'orchestra, qualcuno mangiava, altri bevevano, altri ancora sbirciavano dentro all'antica chiesa che raramente si poteva vedere aperta.
Mi avvicinai alla bancarella, l'anziana dietro stava leggendo un libro dal titolo "nessuno piange per il diavolo" e il titolo, sinceramente, mi fece un po' rabbrividire. Non tanto per il significato in sè delle parole, quanto perchè lo trovavo, sinceramente, un po' fuori dal normale in quel contesto così religioso e felice. Mi voltai un momento verso la festa, istintivamente.

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1 commenti:

  • Marcello Insinna il 15/10/2011 12:14
    é come essere morti, senza desideri ed emozioni. La vita fisica e la morte spirituale.
    Un eterno limbo. Ben scritto. complimenti.

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