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I limoni

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantanoi ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.

 


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10 commenti    

10 commenti:

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  • marilena del mare il 01/07/2016 14:05
    il mio commento è inevitabile perchè da anni rileggo questa poesia e ne sono ammaliata come tutta lam poetica montaliana che ancora mi suscita emozioni profonde ricche di calore umano : Montale è , per me, il miglior poeta!
  • Antonio Tanelli il 01/07/2016 13:35
    Amo questa poesia.
  • sılɐɹʇsnɐ snɐʞ il 07/07/2013 09:28
    ciao marilena... l'analisi non è mia ma ho trovato questo sito che è fatto molto bene; TI METTO IL LINK... http://www. oilproject. org/lezione/i-limoni-analisi-del-testo-3353. html
    L'unico mio sforzo è stato quello di copiare ed incollare per onorare Montale ed il suo pensiero precisando che anche io prediligo la semplicità e la realtà e detesto molti autori che pensano di fare poesia costruendo le emozioni a tavolino-riempiendo, oltremodo, d'inutili fronzoli, gli elaborati-
    Amo Ungaretti, Pessoa, Prévert... Bukowski -solo per citarne alcuni- e tutte le persone semplici. ciao!!!
  • marilena del mare il 07/07/2013 08:45
    mi complimento con eteronik per la competenza con cui ha commentato "I limoni", ho apprezzato tutta la sua analisi
  • sılɐɹʇsnɐ snɐʞ il 04/07/2013 10:50
    Testo d'apertura degli Ossi di seppia, dopo l'introduzione de Godi se il vento ch'entra nel pomario della sezione In limine, I limoni è una delle poesie più note di Montale proprio perché costituisce un vero e proprio manifesto della poetica dello scrittore. Il primo verso, con la sua richiesta di ascolto, è determinante per segnare la distanza rispetto alla tradizione dannunziana, identificabile appunto nei "poeti laureati" e nei loro pregiati "bossi ligustri o acanti" (v. 3), di cui si avverte ormai tutta l'artificiosa convenzionalità. Il diverso atteggiamento montaliano è esplicito soprattutto nella scelta dei nuovi referenti, più quotidiani e meno nobili, della propria poesia. Le "pozzanghere | mezzo seccate" (vv. 5-6), le "viuzze che seguono i ciglioni" (v. 8), e gli "alberi dei limoni" (v. 10) definiscono allora l'importanza del paesaggio (ligure, innanzitutto) nel primo Montale. La realtà circostante diviene, all'occhio del poeta, il simbolo concreto di una dimensione esistenziale dominata da un senso di inautenticità e disarmonia (la "guerra" cui allude il v. 19); ma a riscattare questa situazione negativa, in alcuni attimi di sospensione quasi magica, c'è "l'odore dei limoni" (v. 21), che diventa preziosa chiave d'accesso ad un mondo 'altro', dove è possibile entrare grazie ad un "anello che non tiene" (v. 27) della nostra realtà. Si capisce quanto Montale si distacchi qui dalle pose del poeta-vate, che rivelava una verità superiore al devoto pubblico degli ascoltatori: quelli qui presentati non possono che essere frammenti di una felicità sfuggente e sempre in bilico, cui si arriva spezzando in maniera istintiva il velo della convenzione del mondo (e delle parole: e non a caso Montale ammetterà che tra le sue fonti c'era lo Schopenauer de Il mondo come volontà e rappresentazione). E tanto impagabili saranno questi attimi, che coloro i quali vi hanno attinto assumono quasi i tratti di una "divinità" (v. 36), che però resta sempre laica e filosofica, senza prendere affatto fattezze da superuomo o connotazioni religiose. Il "male di vivere" (che qui il poeta percepisce, e che teorizzerà lucidamente anche in altri testi degli Ossi di seppia) è sempre in agguato: il paesaggio urbano della parte conclusiva de I limoni sembra infatti svilire ogni "illusione" (v. 37) di trovare una verità delle cose umane; eppure non viene meno un bagliore di speranza. Dal "malchiuso portone" (v. 43) che riconferma il ruolo fondamentale degli oggetti nella poetica montaliana potrebbe infatti uscire, un giorno, il colore solare del limoni, per offrire una nuova occasione di provvisoria felicità.

    Se certo Montale, come affermato da lui stesso in una Intervista immaginaria del 1946, voleva "torcere il collo" ai modelli letterari e "all'eloquenza della nostra vecchia lingua aulica", tuttavia ne I limoni il piano tecnico-retorico è tutt'altro che secondario: nei versi liberi si susseguono, spesso ben mimetizzati, endecasillabi e settenari (questi ultimi a volte doppi), legati da rime al mezzo (vv. 1-3: "laureati | usati"; vv. 31-32: "indaga | dilaga" e da un apparato metrico-fonico molto curato. Si susseguono infatti, ne I limoni, suoni aspri e secchi (v. 6: "mezzo seccate"; v. 8: "le viuzze"; v. 11: "gazzarre", endecasillabi ipometri o ipermetri (e cioè, con una sillaba in meno o in più rispetto alla misura tradizionale), ed una calibrata scelta di immagini visivo-coloristiche, come quelle che chiudono la poesia sfociando nelle "trombe d'oro della solarità" (v. 49).
  • marilena del mare il 05/08/2012 10:28
    non si può commentare se non con un solo termine "stupefacente è tutta la sua poetica"
  • francesco il 15/04/2012 01:54
    Lirica incredibilmente bella, sublime, forse tra le più belle che siano mai state scritte.
    Mi permetto un appunto al grande Poeta che nulla ha a che vedere con la poesia..: la "finzione" introduttiva che è di mera marca polemica verso "invisi" .. colleghi."Bossi, ligustri o acanti" non sono appannaggio dei "poeti laureati". Un qualsivoglia giardiniere ne fa uso quotidiano. Il sublime Poeta avrebbe dovuto cercare.. altrove.
  • Piero Simoni il 31/01/2012 18:20
    ".. e il gelo del cuore si sfa", bellissima poesia
  • Stefano Cincinelli il 04/06/2011 09:08
    Avrei voluto io pubblicare quì questa che è fra le poesie che preferisco. perticolarmente mi ritrovo nel volare rasoterra e nella preferenza verso i linguaggi non "colti" sicuramente piu ricchi.
  • fabio martini il 31/01/2010 08:04
    molto bella e profonda... melanconia pura mista ogni tanto ad un incespichio di parole loro consonanti che risulta di difficile lettura pero'... la profondità e' grandiosa...