Un giorno la follia
bussò
alla mia porta
portava
in sé
una pietra preziosa
montata
su un pulpito
di accese vocali
dai fili d'oro
e
l'abito radioso
d'un dolce nome
Speranza
una verde camicetta profumata da un accrescimento prosastico di fiduciose epopee poetiche su una etica gonnellina in carta di seta bianca riposi i miei più ardenti desideri letterali di donar ali alle lettere
subito
aprii
al suo augurale sorriso
il veruno chiavistello del mio cuore a castello
senza chiederle il cognome
consumai
inutilmente tutto il mio tempo a passeggiar in orge stellate d'inchiostro
non pensando che fosse la figlia cadetta della condottiera famiglia dei "Malatesta"
destinata dai "Borgia" alla solitudine di un v-esco-vile spezzettato vento roseo di chi-ostro
nel nulla più di un vero uno accecato da un sole unicamente tutto nostro