Anima e animus, storia, presente e futuro.
E in questa dinamica continua, nonostante
fuori binario continuo ad errare errando
incoscente regalar sorrisi, come un clown.
La parte che mi riesce meglio, che scarica
la rabbia che sento, e che talvolta non c'è.
E perdere il ritmo, l'equilibrio del giorno
e della notte, l'equilibrio del tempo
di parlare a quattr' occhi o di voltarsi e andare
l'equilibrio fondamentale di sentirsi con
noi stessi. La testa, il busto, le braccia,
il bacino, le gambe, i piedi.
E anche non sentirli, ma sentirli come
averli. E capire per capirsi, lo scorrere
del tempo. Il troppo dormire, il come
recitare, o il troppo sentire. E il viver
come fossi il tuo specchio,
Ma ti guardi e ti manca la testa,
oppure un orecchio, il cervello
come in una radiografia, in parte
il colore giusto, in parte il mistero
di ciò che non va. Oppure non esserci
a rifletter la tua immagine, come scomparso
e ancora qui presente.
La stanchezza costante, per inedia, pigrizia,
e vai con i vizi, eccoci al risultato.
Un modo di veder le cose
talvolta in modo nitido, talvolta
come con una lente, tutto deformato.
E un attimo dietro l'altro,
cercando di mantenere un respiro costante
per sentirsi presenti, nonostante
questo gas asfissiante, esilerante.