Chi sarà questa figura
che, su carta o schermo, incise
la sua gioia o la sciagura,
ora amanti, ora divise?
Un malato terminale
nella clinica affollata,
una penna forsennata
nella bolgia universale.
Questo mondo, che gli è oscuro
come agli altri, vuol domare
con il metro più sicuro,
la sua essenza sillabare.
Di grafite, lesto e nero
come inchiostro, il suo destriero
che galoppa nella nebbia
tra i clamori del dissenso;
guarda al cielo oltre la gabbia,
di una cerca messaggero.