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L'albatro di Vulcano

L'albatro o un di lui marin fratello
della faunistica del pelago voliera
fermo sulla ruvida spiaggia di Vulcano
di nera sabbia lavica granosa
tra sdraio mute e ombrelloni spenti
nel far del mattino solo se ne stava,
difficile dir pensar cosa pensasse
a indovinar ci provai io per gioco.
Ritrovar quel vicino puntato scoglio
antico amico o un più ampio di fine
e bianca sabbia lido nuovo trovar
su una sperduta isola lontana
sì da mutar non solo il color di sosta
luogo e se del caso pur i suoi pensieri
come pure i miei pensavo che pensante
pensoso io invece per certo conoscevo.
Non mi guardava né io l'interrogavo
poi l'uccello con fatica s'alzò di colpo
in volo puntando su Lipari sul mare
così portò nel vento gli ignoti suoi pensieri
li rinfrescò forse o li mutò in altri più leggeri,
io mi girai per contro verso del vulcano il cono
scrollando il capo forte e là i miei lanciai
di forza verso quel sulfureo denso fumo
per me luogo più sicuro, erano pensieri
tristi di ricordi amari e il lì nascosto
fuoco, prima o poi, li avrebbe inceneriti.

 

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2 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Don Pompeo Mongiello il 11/01/2013 12:32
    Continua su questa linea e la Poesia sarà tua signora.

2 commenti:

  • loretta margherita citarei il 10/01/2013 19:42
    bello il tuo poetare complimenti
  • Alessandro il 10/01/2013 19:23
    Ricordi amari da incenerire nella bocca di un vulcano. Apprezzata anche per il lessico.

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