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In un parco

Placide canne
lungo una scarpata
abbandonate
s'inchinano al vento
i fili d'erba son bambini che giocano
e quel moscone
chissà che cerca
tra i ciottoli sporchi

C'è calma, si placa il tumulto
è veramente inutile
tutto questo dolore
la natura non sa che farsene

 

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7 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Giada Aliffi il 03/04/2015 19:08
    Originale ispirazione a Pascal e a Gazia Deledda... l'uomo in balia delle forze avverse del destino come le canne lo sono del vento... la calma è la massima forma di felicità... era la concezione di molti a partire dagli stoici.. difficile da raggiungere e soprattutto da mantenere...
  • Alessandro il 06/02/2013 22:58
    Ultimi due versi semplicemente perfetti: una natura impassibile, non perché insensibile, ma perché superiore al dolore e all'odio.

7 commenti:

  • ciro giordano il 03/04/2015 20:52
    grazie Giada per avermi riportato a questa mio vecchio scritto, per me così pregno di ricordi
  • ciro giordano il 09/02/2013 07:27
    grazie Eos del tuo commento sempre attento, e grazie anche a te Silvia, si, cerco d'essere sintetico perchè ho notato che nella lunghezza un po' ci si disperde (almeno io...) vi abbraccio
  • carmela marrazzo il 09/02/2013 07:07
    le canne si piegano al vento, ne assecondano il movimento così come i fili d'erba che sembrano bambini in gioco... l'uomo adulto ha invece la pretesa di capire, si oppone al vento, vorrebbe fosse lui a piegarsi alla sua volontà egoista e prevaricatrice... di qui il dolore inutile e stonato nell'ordine perfetto di una natura serena.
    bellissima in tutte e due le strofe!
    ti abbraccio
    eos
  • silvia leuzzi il 09/02/2013 06:07
    La natura non sa che farsene - bella e piena questa frase e la sua bellezza è nel suo valore semantico, nella sua veridicità. Bella Ciro questa tua lirica, bella che merita anche di essere condivisa sulla piazzetta virtuale. Amo le poesie brevi e intense. A rileggerci
  • ciro giordano il 08/02/2013 20:37
    grazie come sempre Loretta
  • ciro giordano il 08/02/2013 20:34
    Spesso mi sono chiesto come mai la natura, come se fosse qualcosa di avulso da noi uomini, potesse continuare come sempre, sui suoi binari, nonostante tutto il dolore che c'è sulla terra... È il rimprovero che sempre, in varie epoche, è stato fatto ad un Dio distratto e lontano... questa poesia nasce da un dolore tutto mio, e la conclusione finale in quel momento mi sembrò come una specie di illuminazione... tutto qui
    grazie Alessandro
  • loretta margherita citarei il 07/02/2013 03:55
    bella descrizione apprezzata

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