Sembrava guardassero anche me
i cipressi del Carducci,
e che ondeggiando alla brezza
che venìa dal mare
si aprissero al mio inceder nel viale.
Com'eran verdi le lor cime
che si stagliavan irte nell'azzurro,
com'era dolce la musica del vento
che si insinuava tra le foglie
portando l'eco delle onde non lontane.
"Dove sei stato tutto questo tempo?
Com'è che sei venuto solo ora,
quando giovinetto con ingegno
e fantasia leggendo l'ode del Carducci
promettesti a tutti noi una visita commossa?"
Perdonatemi, antichi giganti sempreverdi,
io fui tra voi un giorno ormai lontano,
ma preso dagli affanni leggeri dell'età
in cui tutto scorre senza tregua
e in cui tutto è vita e non ricordo,
non intrecciai con voi canti melodiosi
e non scambiai con voi pensieri nascosti
nel fondo di un'anima inquieta e senza pace.
Tante cose dovrei dir della mia vita,
tanti luoghi e amori e gente ho conosciuto,
ho capelli grigi e incedere pesante,
ho fatto tanti sbagli di cui chiedo perdono,
ma il cor ancora ho del giovinetto
che leggea poeti e narratori
e cantava canzoni d'amore alle fanciulle,
e se qualcosa chieder io vorrei
a colui che move il sole e l'altre stelle
è di serbare nel mio cuore
quell'amore verso gli altri, i poveri,
chi soffre, le vittime di oltraggi
d'ogni tipo e in ogni luogo della Terra
che sempre albergò dentro di me
ed ispirò il mio cammino in questo mondo.
Voi che toccate il cielo con dolcezza,
voi che vegliate sul sonno eterno
di chi giace senza più vedere
le meraviglie del Creato,
voi che avete visto me contemplarvi
estasiato in un giorno di sole e luce
quando tutto il resto intorno sembra scomparire,
voi, solo voi potete portare il messaggio
del mio desìo lassù dove splende sempre il sole,
dove non esistono ricchezza e povertà,
miserie e malattie, ma solo gioia,
amore, fraternità e pace senza fine.