Sfocati ricordi; nel mondo incolore
piombiamo al risveglio, piangiamo il sapore
dei lidi infiniti. Notturna dimora
lo scettico abbaglia, l'esausto rincuora.
Dal cuore sfregiato una sola preghiera:
riportaci al prato ove danza la sera
e ancora più in là. Fugge l'anima offesa
da diurna rovina ove svetta la resa.
I cori trionfali di vuote parole
non temon la luce; domato anche il Sole,
il male non dorme ma s'erge pasciuto,
nutrendosi ognor di sanguigno tributo.
Tu solo a noi resti, l'estremo riparo
per chi va oltre i sensi; sei il dono più raro
che mai piegheranno l'umane ragioni;
in te non esistono guardie o prigioni.
Sarà forse stolto chi vede salvezza
in te, preferendo a sofferta certezza
l'eterno vagare nel tutto e nel vano.
Il giorno rinasce e tu fuggi lontano.