t’ho immaginata salire,
per un vita lunga un secolo,
al mio faro solitario,
che dà luce sbiadita
ai naviganti stanchi;
t’ho immaginata come vento
tremolare il velluto della pesca,
come terra seminata di fresco
il tuo petto e le mani, dorate,
per cingere il sole,
t’ho vista nel sogno
nella mia notte correre
il giorno acceso nei campi,
bordante il corvino risuonare
dei tuoi capelli;
amore che non fu mai,
vieni una volta con musica
di boschi fregiati
di ogni stella cercata
e mai trovata