Annuso la tua solitudine
e ti aspetto al varco:
non ho arcobaleni da offrirti,
ma infiniti da condividere,
respiri binari
che gustino all'unisono
libertà singolari;
intriganti tempeste,
adrenalinicamente nostre,
da inalare in profondo
per lasciarsi cullare
dall'estasi del porto.
Nelle mie mani vuote
ho solo anima e pelle
da poterti innestare:
nei fiori di pupille,
tra petali di ciglia,
ascolto l'eco
delle tue battaglie,
delle mie antiche guerre.
Il tuo tempo feroce
ha messo a dura prova
il sangue ed i pensieri;
l'opacità mia -
bradipo di anima -
mi ha fiaccato le forze
e bloccato la mente.
Nel tuo sguardo dolente
si apre l'orizzonte
e l'albatro che è in te
s'innalza in volo;
sfrecciando nell'azzurro
ti affianco nello slancio:
puntando verso il Sole,
sfioreremo il sorriso.