Mano nella mano
le perle di anni
d'ormai rovente saggezza,
sull'arcano collo d'un urano lontano,
adagiando e intrecciando,
tremebonde luci udiamo
con occhi che si son scoperti
ricettori di suoni ancestrali
e disadorni ma teneri vagiti di dolcezza;
il lume incandescente di prisco amore
son quei lampioni incastonati
in un'oscurità complice
dei figli che creammo e crescemmo,
la prima casa scintillante
dei sudori balenanti del nostro lavoro,
e di quell'indecifrabile magia
dello scorgersi innamorati
senza forse mai sapere
di esserlo davvero.
Guarda questa nostra transeunte vita
a noi come spiaggia si offre
sovrana di romantici ceselli
dove conchiglie di memorie
ora ruvide ora ben levigate
la favola orfica ci narrano
d'un nuovo, incanutito cominciare,
capelli bianchi,
rughe inscalfibili
a nuovo viaggio esortano,
non sale nè salire vuol l'età,
sullo sbadigliante tramvai
d'un rimpianto ch'a binario morto volge.
Mano nella mano,
ardenti armonie si compongono
quando con dita mai smarrite,
ancora carezzi
il nostro vecchio, polveroso piano,
e di quando ci conoscemmo
spunta l'indelebil sorriso
d'un balcone cullato dai fiori
e dal tuo amato fiordaliso.
Sempre e per sempre
è la parola che sulla tavolozza troneggia
di noi due fieri pensionati
non saran gli acciacchi
o i denti che smarrimmo
a farci sentire meno innamorati.
Del regno del tuo esserci
ieri, oggi, domani
è schiava che si bea
la mia compiuta felicità.