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Jean Claude

Capitale e penombre
sera d'ottobre
scudisciata dal vento
e una bottiglia accanto.
Capitale di vizi,
di sigari e di spazi angusti,
di polvere, colpi di tosse,
percosse e screzi,
locande buie che son pertugi sozzi.
Sfregi sui miei fianchi
ed occhi sbilenchi,
storditi a fissare tavoli
come banchi di scuola,
come banchi di nebbia
che mi penetra nei bronchi
e accompagna il crepuscolo dei vicoli.
Gatti randagi a divorare un osso
tra le boulevard e il mulino rosso.
Tabacco secco che mi esce a brume
sollevo il gomito e mi avvento sul boccale
come sorci a sciacallare
montagne di pattume.
Cessa il suono della fisarmonica
si attenua sul viale anche l'ultimo lume
ed è già domenica.

 

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2 recensioni:

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  • ciro giordano il 02/11/2013 20:41
    visione noir e cruda di una grande e bella città, con la sua inevitabile ombra... Quando c'è troppa gente e troppe luci, è inevitabile il degrado, sembrerebbe... piaciuta
  • LIAN99 il 02/11/2013 20:14
    Composizione che trovo magnifica; vivido affresco d'un "gamin" avvinazzato che tira a campare con i suoi vizi, trascinando la propria carcassa malandata nei meandri d'una capitale "lumiére" che accanto alle sue mille luci ha pure terribili zone d'ombra, ricettacolo di un'umanità diseredata. Piaciutissima sia per il tema tratrato che per la resa poetica. Bravissimo.
    P. S.: opterei per una scelta precisa tra italiano e francese riguardo al "boulevard". :

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