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Il nuovo olocausto

Il pianto rubato al sorriso
la speranza annegata nell'acqua
la perdita dei sensi sepolti
nascosti nell'orrido mare
miseri corpi piantati
nel giardino dell'olocausto
corpi racchiusi in un calice
sull'altare dell'ultima Cena,
senti il vuoto il precipizio,
l'attesa di un'assenza tutto
si ricompone nella coscienza.
Non c'è pane non c'è vino
il deserto sul desco della speranza
eppure si continua a partire
e si continua a morire.
È forse questo il mistero dell'uomo
abbandonato come un relitto
resiste alla furia del tempo
fino al giorno della pastorizia
in cui gli verrà resa giustizia.
È questa la grandezza del creato
muore la speranza
soccorre la certezza.

 

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1 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Anonimo il 10/11/2013 10:04
    Sono versi davvero incisivi, toccanti ed altamente in linea con i tempi che stiamo vivendo. L'autore parla, giustamente, di un NUOVO OLOCAUSTO, accostando le vicissitudini che molte persone oggi attraversano, lasciando il loro paese di origine, alla ricerca, forse, di un utopico migliore avvenire, con quelle che nei secoli addietro hanno vissuto altre popolazioni, in situazioni di altro genere. Una poesia che tocca davvero il cuore del lettore e che ho molto apprezzato, nella sua incisiva stesura.
  • Caterina Russotti il 08/11/2013 17:07
    Il popolo che in nome della speranza lascia il suo paese natio... E trova la fine di una una vita... talvolta appena cominciata... Un vero olocausto... Mirabili versi ricchi d'amore..

1 commenti:

  • Alessandro il 08/11/2013 18:14
    Il mistero della follia dell'uomo, una piaga che nemmeno il tempo sembra poter curare.

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