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Invocazione a Lazzaro

In principio a passi minuti
ho iniziato per le vie del Mondo
come un fragile fiore, assetato di luce.

Ho atteso risvegli felici per ogni mattino
poi un aprile rapace, camuffato
tra gli alberi in fiore, ha carpito mia madre.

Quante ingenue fiducie spezzate
quanti duri risvegli, da allora
tra i vuoti miti quotidiani
e i televisori sempre accesi
che quel che ero hanno divorato.

In questa folla d'anime inebetite
dal chiasso del tumulto quotidiano
dove di Lazzaro vano appare il ritorno:
ci dica Lui, al più presto, di quel risveglio
che ci ricordi, pure, l'inevitabile confine
quel che ci attende, per dare un senso all'esistenza
oltre il non luogo del centro commerciale
dell'auto presa a rate, del mutuo barattato con la vita.
gabbie! dove lasciamo quel che abbiamo
l'inutile che ci ha tenuti incatenati
mentre ci manca il tempo per scrutare
negli occhi degli affetti, la solitudine montante
che cresce con l'abbaglio del denaro
vero padrone di questo basso mondo.

 

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4 recensioni:

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  • Luciana Torriti il 16/01/2015 13:38
    Bellissima poesia, scritta con la dovuta rabbia. Bravo
  • Anonimo il 10/01/2014 17:13
    Una denuncia forte di ciò che il mondo è divenuto oggi e che nasce da un episodio che ha fortemente toccato la sensibilità dell'autore. Una sorta anche di accorata preghiera affinché "Lui ci ricordi quel che ci attende" svelando alla società intera quel confine così labile che divide la vita dalla morte nonché l'abbandono della materia che dilaga e impera tra la gente. Un pensiero poetico davvero condivisibile.
  • Caterina Russotti il 12/11/2013 15:09
    Quanti vorrebbero rialzarsi e ricominciare a vivere in questa società che ci ha mutilato togliendoci ogni dignità... Bravo versi ben stilati che denunciano la tua rabbia.. Il tuo rammarico...
  • ciro giordano il 11/11/2013 19:20
    La poesia è anche questo, denuncia, anche rabbiosa, come questa... Soprattutto in questo momento storico, di vuoto imperante... Sono d'accordo con te, un caro saluto

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