Come un soffio leggero fra le foglie
la mia parola scorra e t'accarezzi
le guance screpolate dalle doglie
e levighi la tua ragione in pezzi.
Al verso, all'insaziabile coscienza
è caro il consolare chi comprende
la sofferenza greve, l'impotenza
di chi nel rigettato amor si spende
o ancora nella sete di progresso,
d'un quieto viver. Dona le tue pene
a penna e cuor: nel lacrimar soppresso
affogherà chi a lungo si contiene.
Di questo canto: di quell'improperio
sfuggito, di quel pugno mai fermato,
d'un futuro rimasto al desiderio
e di quel bacio che non è mai stato.