-Fermati, viandante triste, ti prego,
arresta per un momento il tuo cammino,
fruga nel fagotto delle tue storie.
Aiutami a rischiarare i miei occhi annebbiati
e a dare tregua al mio cuore inquieto-
Non era ancora l'alba.
Il non-riconosciuto, nella penombra, si fermò.
Sorrise perchè era arrivato, questa era la sua meta.
-Sei stanco?-
-Mi pesa la vacuità di un pensiero fugace,
la leggerezza di uno sguardo distratto-
-Ti sento malinconico-
-Io raccolgo il seminato.
Felicità e infelicità sono nell'animo
di chi mi chiama-
-Da dove vieni?-
Sul far dei primi albori il non-atteso,
ancora in penombra, emise un sospiro.
-Tu lo sai. Non essere cieco.
Vengo da una regione mai esplorata,
contorta, spezzata, dove caldo e gelo
si danno la mano-
-L'hai visitata?-
-Che strana domanda.
È già un'illusione superare il primo guardiano,
la paura,
una siepe di petali rosa
la cui debolezza contagiosa
è capace di fiaccare lo spirito.
Più oltre la superbia,
mani di marmo color porpora
a centinaia premono sulla schiena
e muoversi è una sofferenza indicibile.
Poi l'ipocrisia,
strisce di cuoio giallo, a migliaia, si srotolano
e si arrotolano freneticamente intorno al viso
a comporre una maschera soffocante di beffarda fissità.
Infine la minaccia estrema,
il terreno si inabissa
e uno stretto muro di pietre rosse
diventa l'unico appoggio
prima di precipitare nella voragine.
Ma hai già intuito chi sono
e di che regione sto parlando.
Sei te stesso che vuoi guardarti dentro
ma ormai hai capito che non ci riuscirai,
non riuscirai a esplorare il tuo animo
fino a quando non ti sarai liberato
della viltà, dell'arroganza, della falsità-