Vi è un'aura carica di rinascita stasera, qui a Zena.
Silenziosamente lambisce, abbraccia, il litorale paludato di tramonto e macaia.
S'insinua sì fosse alito d'innamorata fra scogli e gozzi esausti
dopo una giornata a galoppare sì fossero cavalli di razza del Mar Ligure
combattendo sulle cognite rotte dei Padri
con onde, ziguèle e sorte di un roseo sbiadito.
A Boccadasse, lampioni come ombrelli di fioca luce, illuminano
gli ultimi arrivi di pescatori.
Si è svegliata da poco la Scignùa Luna e stiracchiandosi
disegna ombre, sull'ansa della spiaggia semi addormentata
col brusio dei sassi grigi a far da zendado, salato.
Raccontano, con la nenia paesana di questa gente Ligustica
di nuance verbali e olfattive provenienti da lontano
dal Nord Est.
Messer Grecale le ha portate, quando i primi chiarori sfilacciavano
il nero mantello alla Signora Notte sul monte di Portofino.
Citano, di fede ritrovata e gioielli mai indossati.
Recitano, quasi fossero preci, Storie e pericoli Vitae che falciano l'ego
fuori dal Sentiero esistenziale.
Objemi me
darujem ti svoj obstoj
moj Gospod nevidni
vedno
abbracciami
della mia esistenza ti faccio dono
mio Signore invisibile
sempre