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Il monaco e il cafone

Lu munaciello co lo sacco voto
a lemosina pe' la campagna ieva,
lo bon cafone devoto offriva
ne la speranza de esse 'solto.

Ma quanno quelo sacco strapieno era
l'incappucciato l'aveva dimenticato,
e co' lo calare de la nera sera
l'altro chiuder occhio nun avea potuto.

E così la seconda volta nun vide
niuno e innanzi tirò lo carro
e da solo si pappò le vivande.

Eppur lo core de pietra nun era
co' la mano accennò al ritorno
e le diede ancor quel che c'era.

 

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1 commenti     4 recensioni    

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4 recensioni:

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  • Nicola Lo Conte il 05/05/2014 17:39
    interessante e gradevole sonetto, reso ancor più efficace dalla forma dialettale, con una buona morale.
  • Vincenzo Capitanucci il 03/05/2014 06:51
    un bel sonetto... bravo Don.. in struttura... metrica e rima... non ne ho mai fatto uno... penso che ne sarei incapace.. l'unico schema che sopporto è l'haiku... che è un fulmine... a al massimo un Tanka... che ne è il tuono..
  • Rocco Michele LETTINI il 02/05/2014 13:23
    PIACEVOLE SONETTO COL CUORE SPALMATO... IL MIO ENCOMIO DON...
  • Caterina Russotti il 02/05/2014 12:49
    Bello questo tuo sonetto.. Mi piace molto leggerti in dialetto.

1 commenti:

  • Chirio Giocoliere del Verbo il 02/05/2014 15:00
    era solo un saluto stupito di trovare qualcuno ancora in questo sito. sei tra i pochi che leggo.

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