Odore di sudore impregnato su miseri indumenti,
puzzo di nafta che rende l'aria irrespirabile,
vento notturno che schiaffeggia il volto,
cerchi di proteggere chiudendolo sul petto
il tuo piccolo che trema per il freddo.
Hai lasciato il sole e il caldo di un villaggio
dove si moriva di fame e malattie
per cercare pane e un tetto in un paese nuovo,
hai lasciato la tua vecchia mamma dai capelli bianchi
e una giovane ragazza già mamma e inaridita.
Ti hanno detto che c'è un posto dove c'è sempre da mangiare,
e l'acqua fresca in casa e un bagno con l'acqua calda per lavarti,
un posto dove esistono giardini con i giochi per tuo figlio
e scuole dove bianchi e neri stanno insieme e son felici.
Tuo figlio ha fame e piange, hai portato un pezzo
di formaggio e glielo metti tra le mani,
ma lui scotta, si lamenta, ha freddo sempre più;
ti togli la tua maglia e lo avvolgi stringendolo più forte,
e mentre albeggia e senti le urla di chi già intravede
il profilo di una costa sconosciuta ed agognata,
giri il suo volto verso te e vedi solo il bianco
di occhi ormai spenti e un corpo immobile ed esanime.
Lasciali pure gridare i tuoi compagni di sventura,
lascia che si abbraccino sognando cibi di ogni sorta,
lascia che sorridano di gioia pensando ad un lavoro certo,
tanto nessuno potrà udire le tue urla di dolore
e nessuno potrà vedere le tue lacrime che bagnano legni fatiscenti.