Come parola
vorrei essere
petalo di fiore
con fiamma di papavero e goccia di rugiada
vorrei accarezzarvi le labbra
ridonando colori di trasparenze alla bellezza dei vostri occhi
rossori di bacio ai volti
come quelli di timidi ragazzi
che bastava un niente per far affluire convogli di sangue a manifestare la presenza di estreme sensibilità dall'accorato troppo presente cuore
come pensiero
vorrei essere il vento pulsante
di un uragano
impertinente
nello sconvolgere il fienile dei vostri sogni ribaltandoli su boschi di meravigliose distese di mimose
donanti
su fiumi sacri mimi di sole e fuochi di bengala
Nella valle angusta dei discorsi
vorrei essere trasportato in ermeneutico incendio
dove troppe sinistre campane
tra balle di fieno
suonano a morte annunciando la fine di un giorno
di una eternità d'amore
non ancora
da Ermes iniziata