Li giro
e
li rigiro nei miei occhi
come fanali d'istanti
ogni vissuto
ha una sua eternità
rivedo
volti amati
luoghi sacri
infanzie perdute
incendi e boschi
ma
se guardo in fondo alla nostra anima
capisco la differenza che scorre tra lo scodinzolare di un nero girino e il saltar fuori dallo stagno di una verde ranocchia
quante eternità
hanno avuto solo il pallido biancore di un loro vissuto
infinite
Mentre si arrovella la mente per rendere la sua rossa cipolla una meta caramellata
la prendo tra le mie braccia
come se fosse una placca tettonica
e la inchiodo su un fondale marino
di magma
e di incandescenze divine
crebbero le stolide montagne