C'è orrore nell'aria,
lo si annusa nelle particelle di pioggia,
è un canto stridulo
racchiuso in un bozzolo di paura.
Lo tiene come reliquia
il giovane che attraversa la strada,
ha la sagoma d'uomo
e il terrore di un bambino.
Non siamo più ancelle,
vestali del sacro simulacro.
Vestiamo panni nostri
comprati per caso.
È colpevole il nostro sesso,
è da profanare il nostro corpo,
o da coprirlo tutto, come vergogna.
Unica colpa: le morbide forme.
Siamo vittime e carnefici.
Siamo l'inizio delle storia
per ogni umano che cammina.
Siamo il primo nutrimento
e per questo, spesso,
paghiamo inutile tormento.