Le membra orfana di primitiva pietà,
strozza questa materica prostrazione,
gridare, non poter gridare,
vivere,
i tentacoli del morire scalciando,
se un rivolo di voce
in questo letto sangue e dolore resta
sol sia per urlare a intonsa voce;
"oggi anche per me è festa".
Strenna sia
il tepore immacolato d'una preghiera,
ch'al Dio dei disperati e dei malati,
giunga con il volo di respiro
d'un aquilone chiamato sera;
e ch'anche quei fendenti alla salute,
che più non si lascian raccontare,
nella mia drammatica,
ondivaga esistenza sospesa,
tra l'esser e il non esser più,
siano per sempre accecati,
dal fulgido e umile sfavillare,
d'un presepe in lontananza,
bagliore d'un ineffabile abbraccio,
per una vera notte di Natale,
e non di indifferente ghiaccio.