Conca d'ogni tempo baciata,
da fantasie di labbra
che di prelibatezza e risate,
ricolme giacciono e fiere,
ardente sposa
or bizantina or longobarda
indomita guerriera
che d'amor s'avvinse di libertà,
alla Lega Lombarda.
Ti è re fedele e amabil custode,
il troneggiare ancestrale del torrazzo,
mentre vibrano i palati,
di cibarie seducenti,
che per te valgon religione,
mostarda, marubini e torrone.
Cremona,
sole che da un raggio partorì,
diluviali e carezzevoli sollazzi,
al mondo regalando,
il recitar d'Ugo Tognazzi,
Cremona,
sorso di voce divina,
che nell'ugola scorre immutata,
dell'inarrivabile Mina
che tigre fu e resta,
con artigli innati
di vocal virtù.
Scorrono i navigli
a barcarola laboriosa e celestiale
verso le sponde del tuo porto fluviale,
loggia dei Militi,
i palazzi Fodri e Cavalcabò,
germogliano festanti
nutriti di atavica bellezza,
da chi padre ti fu e figlio,
Padus per i latini,
ora chiamato Po.
Esisti regina,
Cremona,
ritratto di una notte
che scodinzola a brecce di luna,
e che sulla tua eburnea pelle scrive,
quanto d'esser così ti sia fortuna.