Vita che morde
intrisa di sadica polvere
d'un anelato Nirvana
respiro di musica che urla
come un'inappagata puttana,
chi mai sei, chitarra,
donna che mi sospinge
nel vortice ubriacante d'un sesso
che nulla più sulle lenzuola lascerà,
che scia velenosa
di massacrata identità,
o celarsi atavico di serpente,
nel deserto di un senso
che d'incompiuto nervoso sibila?
Le note guisa han di cuccioli,
cui più non mi so appassionare,
ostaggio eroinato d'un passato
che su di me non ha vegliato ma sputato.
Tra i gorgheggi di una confusa pittura,
anche lì incontravo la paura,
l'insicurezza fetida
implacabile mi andava corteggiando,
non tu verde semaforo darai Dio,
perch'io sottobraccio possa prendere,
il giorno che ho scelto per addio.
Courtney e Frances
strati di pelle venerata
che mai da me si staccheranno,
a me pensate in una nuvola di suono,
e i giorni,
vedrete, non vi graffieranno.