Rifulge il tuo diadema
ancestrale, sacro e vero
tra le torrentizie labbra
ove l'acqua s'ammanta di mistero,
del tuo idrico gioiello Impero.
Di due cuori aroma di salsedine
fosti e sei maestoso idillio,
madre ti fu la raffinata Oneglia,
padre t'ebbe gaudente san Maurizio.
Decantar il tuo scrigno,
è richiamo incessante dell'anima,
tra i diacronici fruscii verbali,
del ligure vernacolo o dell'intemelio.
Fior di pesca donata da dea thalassa
di lucentezza e onde scoiattole gravido,
oppur spavaldo scintillare,
d'una fiorente industria alimentare.
A noi sorride timida ma sovrana
di piazza Dante la magica fontana,
poi che abbaglio riceve l'umana vista,
di Sacra Famiglia, Sant'Antonio,
San Sebastiano e Giovanni Battista,
custodi soavi d'una cristiana fede,
che come lieve paranza,
negli spiriti in anelito di ricerca incede.
Qual fragrante profumo s'offre
a guisa di seducente dardo,
quando a passar ci s'adopra
dinanzi all'antico caffè Piccardo!
Imperia,
carezza racchiusa in cento dorate mani,
da Moltedo alla Torrazza fino ai Piani,
per te si sogna, e anco si vola,
fin alla vetta della torre di Prarola.
E come prelibato vin da una bottiglia,
discende la beltà
di Sanremo canterina
e della damigella,
che d'Italia e Francia il profumo serba, Ventimiglia,
finchè un fiume d'emozioni ancora sorga
a passeggiar per Bordighera,
Dolceacqua
e il principato di Seborga
ove regna conio sopraffino
la moneta che per nome ha Luigino.
E ancor l'iride, se vuol, assaggia
il borgo dei pittori di Bussana Vecchia
e Arma di Taggia.
Or ristoro attende,
di questa gioiosa, prelibata peregrinazione,
e forma ha e aroma
di fragrante farinata e condiglione.
Imperia, dell'italica dimora
celestiale stanza
aquilone sei, di artistica abbondanza.