Si innalza soave la preghiera
confessare vanno quei pensieri
erano chiari e limpidi solo ieri
sbiaditi, si sono nella grigia sera
Trattenere ancora il respiro
che non si avveri questo destino
con forza riprendere il cammino
cerco la bellezza, che tanto ammiro
Seduta son sull'olimpo trono
con l'immagine di quella dea
freme ancora, il corpo a quella idea
intorno a me tutti i miei ricorrono
L'umiltà mero castigo
di una vita fatta di stenti
lungi da me questi tristi momenti
meglio vivere è nell'intrigo
S'innalza ancora la preghiera
per rivedere quel fatuo lampo
in un momento illuminato ha il campo
luce non altro che passeggera
Rimanere ancora in quel pozzo
che costruito ho per riguardare la dea
come morsa trattiene la mia orchidea
nasconde il sole in modo rozzo
Vivo ancora nell'antica fiaba
dove il bello regna su tutto
Il male è brutto è deve essere distrutto
così torna a volare l'antica araba
Nulla è valso il nostro cammino
nelle maledette terre ci ha portato
e gli animi nostri ha sconfortato
ancora l'odore sento di quel destino
Imparare è a stare soli
evitando così l'altrui conforto
finire di commiserarci, come morto
ed aspettare che altri ci consoli
Restituire la vita, quella mai vissuta
percorrendo le estreme vie
nell'attesa di parole lascive
che l'animo bieco, ancora scruta
Il tempo è ormai passato
nel futuro non c'è speranza
inutile è la rimembranza
destino non volle, ed è cessato
Cominciare a guardare se stessi
e seppellire le fiabe fatue
allora i cuori bianchi come statue
per uscire finalmente, dagli abissi
Vive la restante vita
abbandonando la radicata ansia
ritrovando dentro quella sostanza
ed il gusto della nascente vita