Come sinuosa ondata
in vasta vibrazione prolungata
guizza e incalza,
con fredda mano il tutto
accarezza gelando.
Passa
come serpe strusciando
tra la chioma degli alberi
rapendo in vani avvolgimenti
stormi di foglie scolorite, evanescenti
senza pietà, in sua balia
esse volteggiano e si disperdono
nell'aria rabbuiata
per esser poi abbandonate
marcescenti sopra l'umido suolo,
dalle frequenti piogge
impregnato.
Stridula sferza e infuria
la folata, tutto investe
col suo triste fiato
con ghigno stizzoso, stridio sinistro
spalanca la porta
all'inverno desolato.
Esce dalle case
l'uomo
nella giacca a vento intabarrato,
con curve spalle e l'animo aggrondato
ripensa con nostalgia
al dolce caldo dell'estate.