Vincenzino caro le tue liriche così criptiche dove le parole giocano a travestirsi, dove anche la stesura dei versi scombina la metrica e cattura lo sguardo, che non conta più sillabe, non ricorda più regole e si lascia andare a questo tu, a questa donna, a questa Musa dove si crea " un voi ed un noi ". Sai amico, in questo periodo sto leggendo a fondo Quasimodo, e trovo questa tua poesia molto in sintonia con la poetica quasimodiana di quel tu che si rivolge alla Poesia, come una donna, come un essere desiderato e odiato, ma eternamente cercato e sublimato. La Poesia che ora è Laura, Beatrice e poi diventerà una Silvia e quand'anche semplice e scarna Parola, nuda e abbandonata sulla neve, come quella di Celan. Vedi bene, amico mio, come tutto il nostro dire rientri magicamente in quel cerchio stregato della Poesia e questa è la ragione della vita mia e pure tua. Un abbraccio e buona domenica caro Vincenzo