Non ho bisogno di guardarti
per vedere il tuo viso.
è tutto sedimentato
sotto la coltre aeriforme
del puro atto del pensarti.
La voce. La senti la voce?
Le trame di un canto,
il soffio leggero di un vento riservato.
E poi le rose, mille incantevoli
petali benigni, la stagione degli amori
che si manifesta soave.
Io e te non siamo come gli altri.
Basta una mossa, un gesto leggero,
un cenno del viso, per capirsi, interiormente.
Basta tutto e non basta niente.
Basta guardarsi, alle volte, dritti
nelle pupille degli occhi e sentire
questo fremito dolce, che ci rapisce,
che ci mette con le spalle al muro, nudi.
Tutte le vite sono uguali.
Cominciano e continuano nel segno della
stanchezza. Bisognerebbe dimenticare la vita.
Perdersi nel sogno, alle volte, conviene.
Così quando ti osservo, quando vedo la
tua bocca socchiudersi lenta, in una
frazione di secondo, tra l'amore e l'agonia,
allora tutto si dissolve in me. Persino le cose,
le mura, i cieli, le emozioni e
i rancori diventano come assenti.
Ecco, è questo il tuo dono: fare sì
che, per qualche attimo, io mi
ritrovi assente. Invisibile. Dimenticato.
È un regalo che non tutti possono permettersi.
Perché non afferrarlo?