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Splende a me la fine
Il dolore d'inizio e fine,
splende a me la fine.
L'alba che tramonta,
splende a me la fine.
L'insita gravità in su
per la scrittura,
non è semplice l'esser leggero
quando è volontà profondamente
raccontare.
Splende a me la fine
dell'era di guerre di dèi
e d'idee.
Litania è violino dell'orbe
dell'iride ch'irradia
ogni mia zona di guerra.
Splende a me la fine
quando il Sacro Sangue adorato
per l'antica Gallia
dal passaggio di Lena
in coppa d'oro
sarà versato.
Splende a me la fine
del mio terrestre arbitrio,
del mio abito terrestre
là custode
d'aspirazioni celesti,
di sentimenti extraterrestri.
Splende a me la fine,
che dolore non è già più,
come l'espolodersi la Coscienza
di fuori del corpo altrove,
arrampicandosi per l'etere.
Splende a me la bella fine,
l'Unione che si sconsacra,
quell'alleanza esclusiva
qual mai vi include chiara e
vera sincerità.
Splende a me la fine
dell'assillante buio
ch'assaliva imperterrito i templi
degl'occhi.
Splende a me la fine
d'atmosfere pulite
d'orbite divine,
e tutto par così di libertà
e mai si protesta
per la vita nella verità,
e tutto par così di libertà,
e mai splende l'uomo libero.
Il racconto su di me è l'inetto
capace nemmeno di sognare
nel silenzio d'una quiete
che non è la professata pace
di proseliti del pacifismo.
Splende a me la fine
d'una guerra di requiem
lamentati fin nelle tempie,
traversati come colori d'acqua
nei tuoi occhi dormienti
e come sigilli le tue ciglia.
Dicon del Portogallo e
d'un percorso per lo spirito,
d'un percorso in discesa
che il Dante già commise,
d'un sentiero circolare
che i piedi conducono
all'acqua e poi all'aria.
La sostanza differenziale ch'io espello
tra due cavalieri
seduti su valli di segreti e cavalli
e il bianco potere cui mano intasca,
è il discoprimento
di divine Verità.
Per la dama bianca il Templare
era il crollo del sistema
tra corruzione e falsi prodigi
ben sistemato,
ed i tuoi occhi cenere immersi
nella quiete d'oltretomba.
Riposare su di un burrone,
riposar su di una barella,
riposare su di una bara
od esiliarsi dentro per l'eterno,
è soltanto del tempo la questione.
Splende a me la fine.
La fine è quando sviene
l'istante e
che diviene sempre più distante,
e nella memoria i tuoi occhi
sono le mie torri capovolte,
e nella memoria tua Coscienza
è il pozzo discendente
in una spirale di quesiti
senza fine e che risorgono
e che risorgi
dall'acqua
dall'acqua.
Splende a me la fine.
Il tuo occhio di sbieco
già mai sbiadisce più
e che più m'avvicina
e vaticina mia morte.
Non è più l'Impero
alla fine della decadenza,
è oggi l'esser umano
che all'inverso conta i giorni
per sciogliere ed autosciogliersi.
Una questione di scelte binarie
ed illusorie,
e tosto ci rovesciamo
dalla ragione al torto,
dalla spenta luce al buio acceso
dalla materia all'antimateria
dal sesso all'amore,
ed io che nel dolore
mi crogiolo ad ore,
e tu nello splendore
di refrigerio sapere
oscilli d'intenso
mentre t'espandi e cammini
le tue foglia d'ossa al vento.
Splende a me la fine.
L'armatura dell'anima
s'infoltisce e s'inspessisce
adagiandosi estasiata su di spine
e non carezzandosi il dorso su di rose.
Il templare smuove l'abulica pietra
come l'alchimista è il precettore
del vero ricercatore.
Splende a me la fine
pregando subitanea morte
e che per tutti è rigenerazione.
Ed ogni volta si è reminiscenti
d'aver fallato comunicando
e sempre noi possiamo
nella memoria approfondire
e nella mente sprofondare.
E sempre adesso non mi splendo più
nei tuoi occhi come a quel tempo
impresso ed ossesso da me,
e ch'io lo rincorra come l'occhio
che scorre leggendo
storici versi profetici
persistenti negli spazi e per tutti i molteplici tempi.
E'come strapparsi il nodo in gola,
come librarsi fazzoletti dal collo
la nuda e cruda poesia e
splende a me la fine.
L'inquietudine è come
l'inchiostro che non s'imprime e
il petrolio che mi tinge l'onde nere.
L'inquietudine s'avviene
quando la vertigine eternamente breve
e il dolore percuote a fondo
affondandomi
con le righe disossate parole,
e si vede l'industria tessere
reticolati di filo spinato.
Necessito urgente il confluire
l'irritante dolore
su foglio illibato,
far piangere frasi d'ardore
morte.
Le scie in cielo
son così chimiche per me
ed oppressive rinfrangono
eterei legami e canali
fra Me e gli Dèi,
ed è questo per me
l'inquinamento che mi s'impone
sempre più strozzante ed inquietante
e tormentosa l'anima tace.
Dicon che non conosca amore
mentre perdura in me la guerra
qual cosa in divenire
così Arte essa s'è tramutata
innalzandosi.
Nel frattempo
splende a me la fine.
Come uno spirto senza più corpo
ed un popolo senza patria
la poesia è d'oggi estranea
e vagabonda.
Splendendo in me la fine
come un fuoco mi congela
strati di secca pelle ed
intanto una congiura,
una condanna per convertire
alta Arte nei commerci bassi
ed io che sorrido nella morte
e son viva,
e lor che piangono nella vita
e son morti.
La poesia è piromane
e se ne va incendiandomi
ogni mia zona di guerra.
Il vento non ci lascia soli
e spettina l'amore
disperdendolo nell'aria,
ed è già così
la miccia d'una rivolta
che non si placa d'acqua piovana.
Parlando e scrivendo
a me Marte sovviene
oh Venere!
E del dialogo ne rimane
un monologo aggressivo.
Il pensiero è sempre quello
che m'inchiode le tempie ed
è che l'autorità distrugge
le bellezze d'ogni autonomia.
La scelta è binaria
come il nero inchiostro su pallido foglio
come le bianche stelle adagiate
sul soffitto della volta celeste
ma buia.
La scleta è binaria:
autonomia o autorità e
sta splendendo a me la fine,
preconizzando il gusto d'attività
e d'energia e d'adrenalina e
d'imminente Apocalisse.
L'apatia è potente stasi
qual precede nevrosi
e l'interiore scissione n'è sempre
e profonda la causa forzosa.
Splende a me la fine.
Mirare ai tuoi occhi e poi
dispiegare l'ali
come l'Albatro
come l'Albatro.
La vertigine è quando
è cifrato e schedato il foglio
ed io in ipnosi fisso
soluzioni ai quesiti
masticando.
La dualità ha scomposto l'origine
e la trinità è un ricomporsi
spirituale come una sfera e
non bassa e materia come cerchi
all'inferno,
giù quand'è putrido
nei densi pozzi si prega
alfine meritarsi l'aurea sfera.
Mirando Nitr e
posar delicato il palmo
sul mio teschio che già ribolle,
ed io che mi rallegro
guardandoti stendere la tua salma
e far abbracciare palpebre
richiedendo l'immenso eterno.
La ripetizione dell'amor detto
e scaldato per traverso
frasi e parole sinonimi
è nausea che in su e giu
s'infrange per contro
le pareti dello stomaco ed
oscilla i tetti delle case
come un'onda potente d'urto.
Splende a noi la fine.
Sarà la poesia il simbolo
di forza dell'Arte
come l'incenso il simbolo
dello spirto che s'innalza
a toccare le mani degli Dèi!
Grave è quand'io
conosco l'umanità ed il numero
disconoscendo loro somme
e differenze
ed il calcolo mi par sempre insicuro,
un'operazione d'organizzatori
ansiosi ed ansiogeni,
ammuffendo l'aria di
reti d'astratti salti
di numeri concatenati.
Nitr d'oggi la caffettiera
è la vera e sacra acquasantiera, e
rincorrendo l'aroma
il segno della croce
è quand'io mescolo
vagheggiando come un nomade
felice,
e splende a me la fine
della pressione della religione,
incolpando la secolarizzazione.
S'avvinghiano corpo contro corpo
nel mentre il mio occhio
come un badile scava l'amore
nel tuo lampo che d'oscuro
ad alterne frequenze
luccica solido ed anarchico.
Pistole attempiate
dirimpette alle politiche
e la sovranità è più che mai
dell'invisibile finanza
dell'oscura rete virtuale
ed è virale l'aggressività e
com'è espansivo l'antidemocratico.
Nei tuoi occhi
la Pietra di Rosetta e
splende in me il rivelarsi
e la gioia di verità denudate.
M'oscilla l'arteria ed è causa
il sangue e
mi cade il pentagramma ed è causa
la musica e sua fiamma
che la cenere risorge
e nuovamente rossoreggia
riscaldandosi.
Un codice quasi amorfo
mi riempie della mente le stanze
e i rintocchi di monotonali suoni
ritmano a tempo con le nove
immagini
di mistero temute e sparlate.
Forse delle spie rosse e blu
dettano mobili rettangoli
forse danzanti e forse
messaggeri.
Splende a me la fine,
e Nitr noi assistiamo
il decadimento di libertà,
le vedi le radiazioni?
Colpiscono medici
in prima linea immolarsi
reduci,
credici,
espulsi dall'albo
quand'è che al vaccino
scelgono il libero sconsiglio.
Il valore di principio
svenuto
come debellato e
splende a me la fine
come al tramonto il Sole
dal cielo scivola
inerme addosso cadendosi.
L'ingordo sistema
proclama facezie
il bene assicurando il male commerciando,
e Nitr su fresco cemento
il volto bagnandosi con il vuoto,
lui che mentre osserva
stridula e stretta tanaglia
al pomo della Verità
e ad occhi spenti elevandosi
al di là d'ogni candida nube
che astronave nasconde.
La realtà è la mente creatrice
ed è verità come la mendacia più dolce
accettata a credersi come maggior verace.
La tentazione d'espeller menzogne
è tanto più seducente della mela
che è male nell'Eden
che è paradiso
extraterrestre.
Oh Nitr,
splende a te la fine
di piovose mattine e
luminosi sguardi mesti
e che espandendosi
s'imprimevano nel flusso dei tempi.
D'un sabato a pranzo
con le nuvole
non espolose ancora e
una scossa tellurica
la musica di brevi volti
di ribellione di note
incisi.
L'Oriente colpisce con la sua asta
ed è una bandiera falsa,
e com'è fallace il tantativo
di convincere al vero
convertirsi.
Splende a noi la fine.
L'onda di fuoco mai incendierà
il sangue dei cavalieri e
le spade e i cavalli a mai perirsi,
De Molay in Francia, reso
all'immortalità
camminando per le soglie
della morte,
oh Nitr, splende a noi la fine.
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