serve qualcosa per dimenticare questo sanguinare
e serve qualcosa per trovare ciò che si avvicini al centro
di te di me o delle cose
e vedo,
mentre l'odore del caffè trasporta
altro crudo disgusto alle mie narici,
mentre scrivo affannati rimasugli di bellezza
sulle piastrelle infinite della mia Pazzia,
(nuova terra percossa dal dolore
e nuovo mare azzurro come il pianto che
si rovescia nel mio cuore)
la tendina spostarsi
e lasciare penetrare la bianca luce del sole;
anche questo è un miracolo,
le cose sono vive,
il cielo parla,
dobbiamo trovare qualcosa qualcosa qualsiasi cosa.
il cieco caos si manifesta in una narrazione da bar,
i vecchi che raccontano le frottole della loro giovinezza,
tutto il dolore della vita in una pacata risolutezza:
la muta angoscia e la muta disperazione
sono questo girovagare animalesco.
abbiamo bisogno di andare ancora più a fondo,
e ancora più a fondo,
sempre più a fondo,
bisogno di due occhi che sappiano scorgere
la luce, la pulizia, l'equilibrio e il centro
soprattutto il centro.
ogni poesia
è un'eterea purificazione
per aver troppo sofferto
e ogni sofferenza ha come risultato
il traguardo di una nuova evoluzione.
è forse questa la Bellezza?