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Sulla sopravvivenza

i randagi che bazzicano gli imbarcaderi
escono solo la notte,
perlustrano la zona
in gruppi di 3 o 4.

questi stoici bastardi
cercano spazio e cibo.
soprattutto cibo.
cibo da dare ai loro cuccioli,
cibo per saziare la loro fame.

la sopravvivenza la si trova
col pedissequo sforzo,
ogni giorno, ogni momento,
lontano dagli occhi indiscreti;
temendo e tremando
per la propria incolumità.

è sempre stato così:
siamo tutti rinchiusi
in questa grande galera,
lottiamo da star male,
inseguendo l'endocarpo
della realtà;
siamo terrorizzati
dai bisogni comuni,
dai momenti comuni,
dalla gente comune,
temendo e tremando,
ogni razza, ogni specie, ogni genere.

a volte troviamo un momento di pace,
una distrazione saltuaria,
ma è solo un miraggio,
un vecchio trucco architettato
per farci ancora continuare.

continuerà e si farà via via
sempre più faticoso,
i piedi incresperanno il suolo
ancora più decrepiti,
le mani toccheranno attrezzi
e altre mani e infine, unite, il petto,
la mente si spegnerà,
si spegnerà.

questo senso di reclusione
è quello che i saggi
chiamano mestizia.

 

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2 commenti:

  • loretta margherita citarei il 10/10/2016 04:49
    bella riflessione in versi, piaciuta
  • silvia leuzzi il 09/10/2016 18:32
    molto bella Ferdinando, siamo torturati dal pensiero e su quello ci incagliamo, la poesia è come salire sopra un gradino e vedere di sotto il brulichio di anime e miasmi e avere l'onore di raccontarlo. Ciao amico

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