lui beve una birra scura
e chiude gli occhi
per non vedere il dolore;
il dolore è lì,
cosa concreta,
nel mostro dei medicinali,
nell'arredamento asettico,
nel pigiama a righe comprato
apposta
per il soggiorno in ospedale;
porta il tuo culo sul letto,
tira su le coperte,
cala nel sonno cala nel sonno,
i tuoi occhi sono pregni
di un'assurda congiuntivite,
ora dimentica,
non sei più,
nulla esiste,
il mostro è una fantasia
della tua povera mente.
lui respira il gas
dell'aria satura,
è giovedì
e il giovedì è assurdo
come tutti i giovedì;
tira un colpo alla bottiglia,
la frantuma,
nel silenzio della stanza vuota;
non è logico questo dolore,
tutte le cose tacciono, tacciono,
la mente si consuma;
ora fuggi,
fuggi,
fuggi,
lontano,
fuggi dove nessuno possa vederti,
dove la luce non balugina fioca
ma è accesa come una nazione,
irradia.
non fermarti
a questa quieta indolenza,
lo spettacolo è potente,
sei una rosa,
un corallo,
una geometria inspiegabile.
ora il miracolo cresce
come una mattina.
nella testa
un unico interrogativo:
bisogna
continuare a bere
per non morire
nel sonno?