ora c'è la flebo rigida nel braccio,
la vena sparge qualche gocciolina,
le ragazze sono fuori,
i macchinari, dentro, emanano
i loro suoni metallici,
il dolore siede davanti alla finestra,
ottuso come un finanziere,
e grigio, rozzo.
i reparti in Sicilia sono tutti gli stessi,
aspettano la tua crisi,
nel loro freddo e puzzolente
biancore d'ammoniaca.
lungo le strade hai gettato
mangime agli uccelli,
hai abbracciato un cane malandato,
ti sei confuso con la gente
che portava soprabiti perfetti.
ora sei nella tua stanza
a sorseggiare acqua distillata
e a mangiare una mela verde.
le inservienti sbattono i tacchi
delle loro buffe pantofole,
sono così brutte,
hanno una sottile violenza nello sguardo,
ti squadrano, organizzano
il lavoro prima di cambiare i letti.
l'inferno ha porte serrate,
il T. S. O è un geroglifico perfetto,
non voglio ricordare,
fatemi dimenticare, adesso.