Né pecore né lupi,
né urla né silenzio.
Tanta luce acceca,
tanto buio è cieco.
L'equilibrista cammina sul filo,
il filo lo vede solo lui,
noi, da sotto, contiamo le sue costole,
i nervi tesi delle gambe,
la presa prensile dei piedi.
L'equilibrio è nella sua testa,
è quel liquido nella chiocciola,
la chiocciola dell'orecchio
blu, rosso? No, verde autunno.
Purtroppo il cielo grigio
non ha pastelli né pennelli
che lo rendano azzurro.
Bisogna trovare equilibrio
tra le tonalità di grigio,
cercando di non cadere nel marrone
caldo, morbido della terra,
concimata di fresco.
Bisogna imparare a guardare oltre,
saltando tra le nuvole,
se si vuole scorgere il sole.
Questa è la lezione che i grandi
donano alla parola
che porta a spasso il poeta
appeso al suo lungo filo.
Il filo lo vede solo lui,
noi da sotto lo vediamo ondeggiare,
mentre lo ascoltiamo cantare.