"Era una notte così silenziosa e solitaria che pareva quasi di poter udire il suono lontano delle stelle che attraversavano il cielo."
Forse lì, da te, fanno più rumore:
qui non le sento, le stelle.
Lo credevo diagonale, il tempo -
ora tu me lo dici pure trasparente:
non finisco mai di imparare!
Così percepisco anche - come te -
la calma angosciosa che regna
negli angoli delle stanze, come una minaccia,
ma, in questo caso,
cambio stanza, oppure esco, a passeggiare.
Il suono stellare (penso a un cigolio) forse
arriva dallo scivolare della luce sui palazzi in vetro,
alti, dove il cielo solidifica e annega.
Noi no, non anneghiamo - dobbiamo restare a galla
per dovere o per viltà - per comando o per piacere.
Riprenderà quota, ora, la vischiosa sostanza della Luna
e reintrodurrà l'urgenza del pregare,
l'urgenza d'ascoltare solo la preghiera, non la chimera
dell'assurdo trapelare di inganni e di frantumi.
Ti lascio ritornare al navigare,
dopo questa blanda collisione che ci ha illuminati,
nel guardare, per un momento - insieme - in cielo.
In esergo e citazioni nel corpo della lirica: dal romanzo "Kitchen" di Banana Yoshimoto tradotto da Giorgio Amitrano - 1988 - Feltrinelli.