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Tornavi al posto a te assegnato

tornavi al posto a te assegnato
dopo avermi salutato in portineria
con il cappotto scuro sulle spalle
esile figura contro il muro
del caseggiato anonimo
in raccolta delle persone in disarmo
con il coraggio degli umili
la dignità di chi sa
che la solitudine
è condizione degli umani
io mi sentivo morire dentro
l'impotenza mi pietrificava
neanche più ti voltavi
andavi leggera incontro al destino
è questo che mi volevi dire madre
e mi ricordi ora
che decenni sono passati
dalla tua definitiva sistemazione
a me che in età che conta
mi guardo intorno
esule fra tanti commilitoni
in cerca di qualcosa che brilla
che dia lucentezza ai miei occhi
nell'anima persi

andavi leggera come chi sa
che nulla si può opporre
alla legge superiore
degli uomini è anche la gioia
ma solo a frammenti
e non si può disperderla
il sole brilla in alto al giorno
e va colto
poi c'è la notte
e con essa anche il freddo
avrei voluto darti la mano
come da piccolo in ogni nostro passo
dividere le stesse tue ore cupe
vorrei fossi qui ora
lo chiedo sommessamente
disperatamente
ancora per un abbraccio
lo so non ci è permesso
ognuno deve andare da sé
verso la china dei propri anni
attraverso il silenzio
nel vuoto dell'infinita solitudine
è questo che mi volevi dire madre

 

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