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Una vita spezzata
Quella finestra, quella fessura, quello spiraglio di luce
in quella stanza buia e rovente.
Il silenzio rotto dalle lacrime che si posano sul pavimento.
Lei, capelli arruffati, labbra carnose, pelle sudata e tumefatta,
striduli sospiri,
la fronte sulle ginocchia e le braccia attorcigliate alle gambe...
la vergogna,
il cercare inutilmente di nascondere i segni di quel momento.
Il cuore le batte forte
e la paura di quel ricordo le spezza il fiato.
Sente ancora le sue mani gelide e possenti su di lei,
afferrarla, colpirla con forza,
e poi il dolore, la disperazione, la rassegnazione:
una vita spezzata, un'anima ferita nel profondo,
una dignità annullata,
una morte lenta, dolorosa e inevitabile.
Ma ora quello spiraglio di luce è testimone di una speranza,
di una nuova vita, di un cuoricino che batte
inconsapevole del peccato che lo accompagna.
È così...
l'essere felice alternato a sensi di colpa,
il pensiero di una cosa così bella ma così tanto sporcata
e il terrore che una vendetta perseguitasse la sua mente.
Il suo bambino:
la sua gioia, il suo dolore.
Il mondo circostante osservato
come l'ultimo piano di un quadro in prospettiva:
solo un contorno.
Tutto il suo mondo è dentro di lei,
muto, immobile e ignaro del pericolo che corre.
Ma questo legame,
ispiratore di allegri sorrisi e pianti malinconici,
diventa viscerale, insostituibile.
Il suo destino ormai non può più aspettare, deve essere tracciato:
il rancore, l'odio, la rabbia
cancelleranno l'unica prova di quella colpevole notte
o saranno l'amore, la fede e la speranza
ad essere portatrici di una lieta notizia?...
Grida esauste, smorfie estenuanti,
a tratti denti serrati e poi eccolo...
il suo miracolo.
La stanchezza di quegli attimi non le impedisce
di allungare le braccia verso di lui
e osservare i suoi occhi neri, grandi e gonfi di pianto.
La felicità di quell'istante è infinita, indescrivibile
e appagante è il dolore sopportato.
Ora tiene il suo bambino tra le braccia,
sente il suo respiro, osserva il suo sorriso.
Incredula lo stringe a sé,
lo fissa con premurosa dolcezza e sente che lo ama,
lo ama più della sua stessa vita.
In quei suoi occhioni intravede la forza che l'ha contraddistinta
e le debolezze che l'hanno scoraggiata;
e con infinita sorpresa,
inaspettata e prevedibile al contempo,
si accorge che in quel viso d'angelo
non c'è segno di un trauma così forte, di una azione così violenta
e di quel bruto che lei ora non riesce ad odiare.
Con lo stupore di quanto grande possa essere la misericordia divina
e con la meraviglia di come da tanto odio
possa nascere così tanto amore,
si rende conto che quella vita spezzata
ora è una vita nuova, anzi due
e in questo non c'è niente di orribile, di orrendo, di violento.
È solo una mamma che coccola il suo bambino appena nato,
scambia con lui complici sguardi
e cancella per sempre il suo tormentato passato.
Nel suo cuore una preghiera:
"Rendo grazie a te, o mio Signore
per avermi dato la forza di non osare vendetta
su un piccolo corpicino innocente".
Ora la sua creatura è pronta per essere presentata al mondo:
si chiama Sorry come se volesse dire:
"Perdona la mia mamma, o buon Dio,
per aver pensato quello che mai qualcuno avrebbe
dovuto pensare".
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